Ufficializzato il bilancio delle vittime italiane della ‘strage degli studenti’, così ribattezzato il tragico incidente, avvenuto nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 marzo, di un bus che riportava a casa un gruppo di 57 studenti Erasmus (di 22 nazionalità diverse), al ritorno da un festival di fuochi d’artificio a Valencia, la Fiesta de Las Fallas (leggi qui).
Giovani vite spezzate nel fiore dell’età, desiderose di fare nuove esperienze, di conoscere il mondo e far emergere così, al meglio, la loro personalità, uscendo fuori dagli schemi della propria cultura nazionale. È questo lo spirito che spinge uno studente universitario a partire per un Erasmus e, probabilmente, è proprio questo che ha motivato anche le sette vittime italiane accertate.
Valentina Gallo, ad esempio, 22enne originaria di Firenze studiava Economia. Occhi nocciola e un caschetto di capelli color corvino che le contornavano un viso sorridente: questa è l’immagine che i media e i social regalano della bella chiantina. Immagine distrutta da pochi drammatici minuti di una notte di festa e divertimenti.
Era un’economista anche Elena Maestrini di Gavorrano (Grosseto). Gli occhioni verdi e una linguaccia, così appare nell’immagine di profilo di facebook; una posa ironica che esprime tutto l’amore per una vita che non otterrà più indietro.
Neanche la sua cara amica Lucrezia Borghi, del Chianti, ce l’ha fatta. Lei che si definiva figlia di due città diverse, tanto che aveva registrato sui social sia l’università italiana che quella spagnola, ha trovato la morte nella nazione che l’aveva adottata con affetto.
Voleva diventare un medico, invece, Elisa Scarascia Mugnozza, romana, anche lei spentasi in quella fatale notte. Un misto tra dialetto romano e riferimenti a Barcellona è il suo profilo facebook dove lei si mostra in una foto riflessiva.
Anche Francesca Bonello, studentessa 24enne di Genova, voleva salvare vite ed è paradossale pensarlo ora che nessuno ha potuto salvare la sua.
Nel settore sanitario vi era anche l’aspirante farmacista Serena Saracino, di Torino. La sua bacheca facebook è bombardata da messaggi di cordoglio. “E’ volata via leggera come una farfalla. Addio Serena” scrive qualcuno, o ancora “Un dolore grandissimo al quale non potrà mai esserci rimedio”.
Il cognome e l’aspetto dal gusto straniero non tradiscono la nazionalità tutta italiana della 25enne Elisa Valent, di Gemona, nel friuliano. Aveva da poco conseguito la laurea e si era trasferita a Barcellona, sempre grazie al progetto Erasmus, per approfondire le sue conoscenze culturali e linguistiche.
Belle, giovani, diligenti e colte, un ritratto paradossalmente spietato in situazioni del genere, perché se è difficile accettare la morte di un essere umano, lo è ancora di più quando questo essere aveva ancora mille sogni chiusi nel cassetto che stava cercando di realizzare.
“Il lutto – osa dire uno studente – è doppio. Perché con la morte di queste ragazze sono morti anche i loro sogni e le loro aspirazioni che sono gli stessi di milioni di studenti universitari. E dunque, con loro, è morta una parte di noi”.