Bruxelles – Un presunto scambio di informazioni sarebbe avvenuto tra la polizia olandese e quella belga sulla pericolosità dei due kamikaze, i fratelli Ibrahim e Khalid El Bakraoui. Ma il Belgio smentisce.
Secondo alcune indiscrezioni, pare che l’Fbi avesse messo in guardia circa l’estremismo dei due soggetti, 6 giorni prima degli attentati, lo scorso 16 marzo. Il 17 marzo è stato anche stabilito un contatto diretto tra la polizia olandese e quella belga, ha fatto sapere il ministro olandese della giustizia, Ard van der Steur davanti al Parlamento dell’Aja.
In disaccordo il Belgio. La polizia giudiziaria federale belga ha precisato di “non avere ricevuto alcuna informazione sui fratelli El Bakraoui” da parte dell’Fbi il 16 marzo ed anche il giorno dopo, in occasione di una visita di lavoro da parte di un membro della polizia olandese, non è stata data alcuna comunicazione su informazioni date dagli Stati Uniti alla polizia olandese.
L’Olanda invece ribadisce che l’Fbi li aveva avvertiti che “i due fratelli erano ricercati dai belgi”. Intanto, l’Fbi fa sapere che Ibrahim El Bakraoui, dopo che era stato rinviato dalle autorità turche in Olanda il 14 luglio 2015, dietro sua richiesta, era stato inserito nella lista di terroristi da sorvegliare.
Si cerca di capire perchè queste informazioni non siano state fornite al Belgio, che continua a negare di esserne a conoscenza. Intanto, continua a rimanere chiuso l’aeroporto di Bruxelles. E’ probabile che nei prossimi giorni ci sarà una riapertura parziale. Identificate tutte le vittime degli attacchi dello scorso 22 marzo: si tratta di 17 belgi e 15 stranieri, tra cui anche l’italiana Patricia Rizzo.
Nel frattempo, fonti locali hanno confermato che nel mirino dei terroristi c’era anche il premier Charles Michel. La notizia è stata diffusa dal sito del quotidiano “l’Echo”, secondo cui nel computer abbandonato da uno degli attentatori sono stati ritrovate piantine e informazioni sul capo del governo belga.
Le informazioni rinvenute erano relative al 16 di Rue de La Loi e di Lambermont, cioè rispettivamente dell’ufficio e della residenza del primo ministro.