Tiroide, convegno a Napoli dell’Ibsa Foundation

di Redazione

Napoli – “E se in ogni organo ci fosse una tiroide?”. E’ il quesito che si sono posti i massimi esperti in tutto il mondo in endocronologia durante il convegno promosso a Napoli dalla Ibsa Foundation, all’Università “Federico II”, per fare il punto sugli importanti passi avanti fatti nello studio della tiroide e soprattutto delle grandi prospettive che si aprono per il futuro di tante patologie.

Siamo alle soglie di una nuova era nella comprensione della tiroide e delle sue potenzialità in termini terapeutici? Gli sviluppi della ricerca stanno dando risposte molto incoraggianti in questo senso. Ibsa Foundation for scientific research, con Domenico Salvatore, professore di Endocrinologia dell’Università Federico II di Napoli, ha parlato di studi e ricerche che stanno aprendo nuove prospettive per una di quelle che potrebbe essere tra le più importanti novità in ambito scientifico dei prossimi anni. Presente, tra gli altri, la professoressa Annamaria Colao.

Il paradigma della tiroide negli ultimi 20 anni è infatti completamente cambiato. Come si interpretava prima questo organo così prezioso? Un “comando centrale”, per così dire, che distribuiva gli ormoni in tutto il corpo in maniera costante e uniforme. La ricerca degli ultimi anni ha dimostrato che questo è vero solo in minima parte. La priorità imprescindibile della tiroide è sì quella di garantire un livello costante di T3 nel sangue in qualunque momento e condizione dell’organismo. Fatto questo, però, quello che degli ormoni fanno nei singoli organi periferici è lasciato, diciamo così, alla loro “autonomia”.

E’ questa la grande novità che cambia completamente il paradigma della tiroide: i tessuti possono interpretare e modificare a livello periferico il segnale dell’ormone tiroideo, potremmo quasi dire che c’è una tiroide autonoma in ogni organo. La tiroide immette gli ormoni in circolo, a livello periferico i segnali di questi ormoni vengono modificati in maniera indipendente e autonoma da ogni singolo organo, producendo/non producendo così determinati effetti positivi o negativi.

“Le prospettive che questo nuovo paradigma apre – spiega il professor Salvatore – sono potenzialmente rivoluzionarie. Ad oggi conosciamo quasi tutto della tiroide, conosciamo i problemi che può avere, ma non sappiamo cosa succede all’organismo quando la tiroide non funziona o funziona male. Per questo parliamo di “periferia”: la sfida è capire che cosa esattamente fa l’ormone tiroideo nei singoli organi per capire eventualmente come incidere su questo ormone per poterlo manipolare a livello locale a fini terapeutici. Pensiamo a cosa potrebbe significare poter rendere ipertiroideo solo il fegato, per incidere sull’ipercolesterolemia abbassandola e mantenendo al contempo intatto l’equilibrio ormonale dell’organismo nel suo complesso. Oppure, a cosa significherebbe, in ottica anti-tumorale, poter rendere ipertiroidea solo l’epidermide per curare alcuni tumori della pelle”.

Proprio per parlare di queste prospettive si sono riuniti i massimi esperti internazionali provenienti da tutta Europa ma anche Stati Uniti e Giappone a Napoli, per un giorno la capitale dell’endocrinologia nel mondo.

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