Mondragone – Alla cerimonia di commemorazione del compianto parroco Don Adelchi Fantini, tenutasi nella Chiesa di San Nicola con una folta partecipazione di pubblico, non è mancato il ricordo del sindaco Giovanni Schiappa.
“Non è facile sintetizzare in poche parole le grandi doti di Don Adelchi, – ha commentato il primo cittadino – il sacerdote che ha scritto una bella pagina nella storia della nostra Città e che è rimasto nel cuore di tutti i mondragonesi. Insegnando al Liceo Scientifico di Mondragone ebbe modo di mostrare il suo interesse per le problematiche giovanili e le sue doti di profonda umanità, mentre nella direzione della Parrocchia di San Nicola conquisto’ tutti per la cultura e la grande simpatia. L’intera Comunità ebbe modo di apprezzarlo per importanti iniziative come quella del restauro della Sacra Icona di Santa Maria Incaldana – Protettrice dei mondragonesi – e della sua Incoronazione, nonché quella della posa della prima pietra del Santuario al Belvedere.
E ancora, si recò negli Stati Uniti per raccogliere fondi per le opere iniziate, facendosi promotore di un percorso per l’educazione dei giovani nell’antico rione Amedeo, oggi San Nicola – come la Parrocchia di Don Fantini – che ospita la struttura più importante della Città in termini aggregativi, l’inaugurando Palazzetto dello Sport non a caso sito proprio in via Adelchi Fantini. Grazie, poi, all’intraprendenza ed alla capacità organizzativa sua e di altri Parroci, furono riprese alcune antiche usanze e tradizioni, ma molto importante fu anche il suo personale contributo alle iniziative della Pro Loco cittadina.
Di lui si ricorda con vivo apprezzamento l’incisività nella vita della gente e l’attenzione e il desiderio che mostrava di vitalità popolare. Incontrarlo era sempre un momento festoso, in cui la finezza d’animo e la profonda intelligenza si manifestavano serenamente in battute allegre e spiritose, condite sempre con quel suo dialetto che denunciava chiare origini di Castelforte.
Emanava un fascino spirituale che si fondeva sempre in un tratto profondamente umano. L’interesse sincero per ogni singola persona, la sua disponibilità verso i bisogni di ognuno facevano di lui un punto di riferimento sicuro, una guida illuminata per tutta la gente non solo del rione.
Una porta, quella della canonica, che teneva sempre aperta, anche per offrire un piccolo aiuto a chi si trovava in difficoltà, a prezzo anche di riceverne ingratitudine o persino un insulto. Accoglieva sempre tutti con il sorriso, soprattutto i giovani che avevano bisogno di consultare qualche suo volume. Ricordo la sua stanza adibita a biblioteca, che sembrava un sacrario, piena di libri, di foto e di articoli di giornali, che poi ha donato alla Biblioteca del Comune, ma soprattutto una stanza piena di umanità. Omelìe originali, a volte divertenti, ma mai banali perché dense di significato.
Don Adelchi era tutto tranne un predicatore noioso. Dimenticarlo per la Comunità mondragonese non sarà mai possibile perché ognuno conserva di lui un ricordo tutto suo, particolare, unico e personale così come particolare, unico e personale è stato il rapporto con lui. Continueremo a ricordarlo sempre per tutto ciò che ha fatto per Mondragone, per quanto ha realizzato come maestro e guida sia in termini di cammino comunitario e pastorale, sia in ambito sociale e culturale”.