“Black Cat”, il nuovo album di Zucchero: brano di Bono su strage Parigi

di Emma Zampella

Uscirà domani in tutto il mondo il nuovo disco di Zucchero, “Black Cat”,  l’album “più nero ruvido di sempre”. Un titolo che riprende un po’ l’antropologia africana che vede nel gatto nero il simbolismo di un “buon auspicio”. “E poi – aggiunge l’artista – c’è la componente anarchica di questo nuovo album, il più possibile svincolato dalle regole del mercato. Anarchico come i gatti, che non sono domestici come i cani”.

Un nuovo album musicalmente “anarchico”. E ha continuato: “Ho deciso di dare questo nome al disco perchè, più degli altri, è un album nero, con radici nella musica afroamericana. È un album libero come libero è il gatto. Il gatto è selvatico come questo album, i suoni sono ruvidi, marci, ma è anche un disco un po’ anarchico, perchè il gatto non è così domestico, come può esserlo il cane”.

13 sono i brani inediti che compongono il disco tra cui “Streets of Surrender” (S.O.S), scritto da Bono dopo la strage del Bataclan. Sul fronte live, prima di un tour mondiale in partenza ad ottobre, quest’anno Zucchero si esibirà in Italia solo in occasione dei dieci concerti speciali all’Arena di Verona tra il 16 e il 28 settembre. “Volevo un album anarchico senza pensare alle radio e alle classifiche – ha detto Zucchero – e ho ripensato ad ‘Oro incenso & birra’ e a quel modo di lavorare degli inizi”.

Un progetto musicale internazionale e, decisamente, complesso che ha messo insieme, registrato nel sud degli stati Uniti, tre grandi produttori e musicisti, quali T Bone Burnett (produttore di Elton John, Elvis Costello e altri), Brendan O’Brien (Bruce Spreengteen, Pearl Jam, Bob Dylan) e Don Was (Rolling Stones, Iggy Pop, Bob Dylan). Tre produttori, tre modi di fare musica. “Volevo che ogni canzone avesse un vestito diverso – confida Zucchero – e ho affidato sette brani ad ognuno di loro, per poi sceglierne 12. Hanno lavorato bene assieme, sono amici, non ci sono state manie di protagonismo e nel complesso l’album ha un suono omogeneo”.

Zucchero spiega che “alcune di queste canzoni, in particolare i gospel, parlano dei nuovi schiavi, dei nuovi emarginati: i migranti”. Riferimenti al sociale e alla politica anche nel singolo estratto dall’album, Partigiano Reggiano, dove in una strofa Zucchero canta Bella ciao.  “Sono nato nella bassa Emilia, in una terra rossa. La canzone è un ricordo romantico, mio zio è stato deportato in Germania. Mi piacerebbe fare lo zio dei ragazzi, tirar su piccoli partigiani. Non parlo di destra o di sinistra, ma qualcuno che abbia ideali e che sia pronto a fare muro contro quello che non funziona”.

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