Il flash mob del 7 aprile, di fronte a tutte le sedi provinciali del Miur, è solo l’ultima di una serie di azioni di protesta che vede i docenti abilitati di II fascia contestare a gran voce un concorso che giorno dopo giorno presenta sempre più punti di criticità. “Fino a Luglio 2015 le modalità di immissione in ruolo avvenivano per scorrimento di un canale, le Gae (Graduatorie Ad Esaurimento chiuse da molti anni, ma riaperte nel 2012 per una sanatoria) e Concorso, non abilitante, solo nel 2012 (il concorso precedente del 1999 era invece abilitante per i suoi vincitori).
A nessuno di noi è stata data la possibilità di entrare in tali graduatorie che sono state il contenitore dal quale sono stati reclutati per il ruolo i docenti con gli ultimi decreti.
Ci hanno chiesto di prendere l’abilitazione, per legittimare dal punto di vista giuridico l’insegnamento, e noi l’abbiamo conseguita tramite la frequenza di corsi annuali: Tfa (Tirocinio Formativo Attivo), Pas (Percorso Abilitante Speciale), Sfp (Scienze della Formazione Primaria), diplomati magistrale ante 2001/02. Tutti con selezione in ingresso, o tramite concorso o tramite titoli. Abbiamo speso soldi (molti, circa 3000 Euro per abilitarci), tempo e fatica, lavorando la mattina a scuola, frequentando i corsi in università il pomeriggio/sera e trascurando la famiglia.
Per effetto di ciò molti di noi pur avendo tutti i requisiti per essere presenti nelle Gae (ovvero in possesso di abilitazione e con un’esperienza spesso pluriennale alle spalle) non hanno potuto entrarvi in quanto le Gae stesse sono state chiuse. Dunque ci troviamo ad oggi in una sorta di limbo, “parcheggiati” nelle Graduatorie di istituto di seconda fascia.
Abbiamo lavorato per anni, decine di anni, accettando contratti a tempo determinato che la maggior parte delle volte scadevano il 30 Giugno, rinunciando quindi alle ferie pagate.
Qualche mese fa una sentenza della Corte Europea ha intimato all’Italia di assumere i docenti precari che abbiano maturato contratti a tempo determinato per oltre 36 mesi, pena il pagamento di una multa. Per tutta risposta, il Governo ha approvato una legge (la cosiddetta “Buona Scuola”) che blocca la possibilità di reiterare nella scuola i contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi.
Siamo stati usati e scaricati. Ora ci chiedono di metterci in gioco nuovamente, non paghi di averci fatto ritornare a frequentare l’università a 40 anni per conseguire l’abilitazione, ottenuta dopo aver seguito corsi, studiato nei ritagli di tempo, sostenuto esami e dopo aver discusso una tesi di fronte a un rappresentante del Miur.
Ci viene chiesto di partecipare a un concorso. Un concorso che secondo il Governo avrebbe dovuto essere riservato ai soli abilitati. Peccato che secondo i primi pronunciamenti del Tar del Lazio pare proprio che il Concorso sarà invece aperto anche ai non abilitati, anche al personale già di ruolo. A tutti.
Un concorso dove si bandiscono poco più di 60mila posti a fronte di circa 200mila insegnanti precari che vi parteciperebbero. Un Concorso che avrebbe dovuto essere bandito a dicembre 2015, e non tre mesi dopo lasciando un tempo irrisorio per prepararsi adeguatamente. Un concorso per cui il Miur non è riuscito ad oggi a trovare tutti i commissari necessari. Un Concorso che comporterà un dispendio economico enorme senza risolvere il problema del precariato, e che darà il via ad una serie impressionante di contenziosi.
Il governo parla di un terzo dei docenti immessi in ruolo. Noi parliamo di due terzi di esodati. Esodati dal concorso, ma che lavoreranno ancora (per i prossimi tre anni) perché i docenti mancano. I posti vacanti, infatti, ci sono. Le scuole fanno fatica a trovare docenti per tutte le discipline, ma al Miur negano. Cosa ci aspetta dopo questo concorso?
Lo sfruttamento per altri tre anni e poi più nulla, visto che il prossimo concorso, previsto per il 2019, sarà aperto a tutti gli aspiranti docenti e ai vincitori sarà offerto un contratto di formazione triennale. Quale quarantenne o cinquantenne potrà permettersi di accettare una simile proposta di lavoro? Cosa sarà di noi come docenti e delle nostre famiglie? Cosa ne sarà della nostra esperienza e professionalità?
Noi pensiamo che sebbene sia stato giusto intervenire su una situazione paradossale, quale era quella della istruzione pubblica. Ma riteniamo gravissimo e inqualificabile che ciò sia stato fatto senza creare una fase transitoria quanto mai necessaria per tutelare quanti hanno contribuito a mandare avanti la scuola italiana fino a ora, e che per incongruenze governative non ha potuto ancora stabilizzare la propria situazione lavorativa poiché si è trovato a cavallo di un periodo in cui la criticità organizzativa era strettamente connessa con l’incapacità del Ministero della Pubblica Istruzione di costruire un percorso abilitante chiaro e coerente.
La nostra idea di fase transitoria è quella di inserire tutti i docenti della seconda fascia nelle Graduatorie ad esaurimento opportunamente riaperte, e che il criterio di reclutamento avvenga come di consuetudine per il 50% attraverso dette graduatorie e per il 50% attraverso concorsi, aperti a tutti gli aspiranti docenti, non ai docenti già abilitati e con esperienza.
Questo sarebbe l’unico modo per salvaguardare i sacrifici fin qui pretesi dallo Stato e puntualmente posti in essere e l’esperienza acquisita negli anni da noi docenti, quell’esperienza che da anni, in ogni settore pubblico o privato, ha sempre rappresentato un bene da difendere a tutti i costi”.
Una rappresentanza di docenti precari