Il Papa dai profughi di Lesbo: “Siamo tutti migranti”

di Redazione

“Siamo tutti migranti”, la preghiera di Papa Francesco, in visita-lampo a Lesbo, in Grecia, l’isola divenuta icona del dramma dei migranti. “Non siete soli, non perdete la speranza”, ha detto incontrando i circa 2500 profughi del Moria Refugee Camp. Il Santo Padre è poi ripartito per Roma con 12 rifugiati siriani che saranno ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio.

Accolto intorno alle 9.30 dal premier greco, Alexis Tsipras, il Papa si è poi diretto al campo profughi. Prima un tweet: “I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati”. E un breve messaggio: “E’ un viaggio segnato dalla tristezza, andiamo a incontrare la catastrofe più grande dopo la Seconda guerra mondiale”.

Concetto che Francesco, accompagnato nella sua visita dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e dall’arcivescovo ortodosso greco, Hieronymos, ha poi ribadito più volte.

“Sono venuto qui con i miei fratelli Bartolomeo e Ieronymos semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. – ha detto Francesco – Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Non siete soli, non perdete la speranza!”.

Poi l’appello all’Europa e alla comunità internazionale: “Chiediamo alle comunità religiose di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative. Esortiamo tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso”.

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