Imperia – Un dormitorio abusivo in cui vivevano numerose persone di origine cinese, una lavoratrice in nero clandestina, più di 13mila prodotti sequestrati perché privi di marchiatura CE o recanti il marchio CE contraffatto, un immobile sequestrato. Questo l’esito di un’attività ispettiva svolta dal Nucleo P.T. della Guardia di Finanza di Imperia il 20 aprile scorso.
A seguito di un’accurata attività di controllo posta in essere per prevenire l’inquinamento dell’economia legale e del mercato, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno individuato un negozio, gestito da soggetti di etnia cinese, che commercializzava prodotti potenzialmente pericolosi per i consumatori in quanto privi del regolare marchio CE che attesta il rispetto delle normative nazionali e comunitarie in materia di sicurezza.
È stato quindi avviato un servizio volto ad impedire l’immissione sul mercato di tali merci che ha portato i militari ad entrare nei locali dell’ipermercato di Taggia per effettuare i previsti controlli.
Al momento dell’accesso, però, i finanzieri si sono trovati di fronte ad un drammatico scenario: al piano superiore del vasto punto vendita aperto al pubblico si nascondeva un vero e proprio dormitorio clandestino con 18 posti letto, destinato ai lavoratori e ricavato abusivamente. Insufficiente areazione e mancanza di ricambio d’aria in tutti i locali, scarsa igiene degli ambienti, presenza di cumuli di materiale che impedivano l’accesso alle vie di uscita, impianto elettrico di emergenza non presente, sono solo alcune delle violazioni riscontrate. In una stanza buia e senza finestre dormiva anche una donna in evidente stato interessante.
Altre stanze ricavate abusivamente erano state adibite a cucine per la preparazione dei pasti, al cui interno sono stati individuati cibi scaduti o in pessimo stato di conservazione e numerose trappole per roditori, in totale spregio delle norme sanitarie ed igieniche. Tale situazione è stata poi confermata anche dagli ispettori della locale Asl chiamati sul posto. L’intero edificio era inoltre a rischio di esplosione in quanto sul luogo erano presenti diverse bombole di gpl custodite in difformità da quanto previsto dalla normativa vigente. Considerata la condizione di degrado in cui versavano i lavoratori cinesi, i militari della Guardia di Finanza hanno provveduto ad individuare alloggi dignitosi in cui indirizzare i soggetti fruitori delle camere abusive.
Vista la sprezzante mancanza di rispetto della legge, i finanzieri hanno quindi deciso di verificare se ci fossero anche casi di sfruttamento dell’immigrazione clandestina. L’attività ha portato così alla scoperta di una lavoratrice “in nero”, di origine cinese, e con permesso di soggiorno scaduto nel 2009. L’Autorità Amministrativa competente ha emesso nei suoi confronti decreto di espulsione e pertanto la stessa sarà accompagnata all’aeroporto di Malpensa per il successivo rimpatrio.
Ritenuto che l’economia sommersa, lo sfruttamento di manodopera in nero e la contraffazione risultano crimini dannosi per la società, sfavorendo le imprese che operano nel rispetto della legge e consentendo la diffusione nel mercato di prodotti a buon prezzo, ma potenzialmente pericolosi o dannosi per chi li acquista, è stata avviata una verifica fiscale per il riscontro dei corretti adempimenti tributari. Il rappresentante legale rischia pesantissime sanzioni penali ed amministrative.