Opinioni divergenti sul destino dell’Isis tra il segretario Usa, John Kerry, e il leader delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. In visita in Iraq, Kerry ha sottolineato che lo Stato islamico “ha perso il 40% del territorio conquistato” dopo che, a partire dall’anno scorso, le forze lealiste di Baghdad hanno preso il controllo delle città di Tikrit, Sinjar, Ramadi e, solo nei giorni scorsi, Hit, nella provincia occidentale di Al Anbar.
Almeno cento alti dirigenti del “Califfato” sono stati eliminati, ha aggiunto il segretario di Stato americano, “tra i quali i ministri della Guerra e delle Finanze”. Kerry ha poi fatto sapere che i caccia della Coalizione internazionale a guida Usa hanno colpito pozzi petroliferi che l’Isis utilizzava per finanziarsi e hanno distrutto diversi “siti usati per la custodia di valuta, tra i quali sei nella sola Mosul”.
Nella cittadina di Makhmur, inoltre, come riferito da Kerry, sono in corso la concentrazione di truppe e i preparativi per lanciare un’offensiva che porti alla liberazione di Mosul. “Concordiamo con il primo ministro Haidar al Abadi che questa operazione debba avvenire il prima possibile ma si tratterà di un’operazione irachena, con il sostegno della Coalizione internazionale”.
Kerry, infine, ha annunciato che gli Stati Uniti hanno stanziato altri 155 milioni di dollari per aiutare l’Iraq, portando il totale dal 2014 a 780 milioni di dollari, e assicurando che Washington continuerà a sostenere Baghdad non solo per sconfiggere l’Isis, ma anche per la ricostruzione e la stabilizzazione successiva del Paese.
Molto più pessimista il segretario dell’Onu, secondo cui è importante oggi “investire maggiormente nella prevenzione per sconfiggere il terrorismo”. A Ginevra per una conferenza sull’estremismo violento, Ban Ki-moon ha detto che l’Isis “si sta diffondendo come un cancro in tutto il mondo” e che la minaccia dei jihadisti “è aggravata dal rischio che i terroristi entrino in possesso di materiali chimici, radiologici e nucleari”.