Mafia, sequestrati 41 milioni alla “Società Foggiana”

di Redazione

Foggia – I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari e dello Scico di Roma, insieme alla squadra mobile della Questura di Foggia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone (7 in carcere, 3 ai domiciliari ed 1 sottoposto all’obbligo di presentazione presso la Polizia Giudiziaria) ed il sequestro preventivo, preordinato alla confisca per ‘sproporzione’, di beni mobili ed immobili nella disponibilità, diretta ed indiretta, degli indagati.

L’inchiesta ha ad oggetto l’assoggettamento estorsivo posto in essere con metodo mafioso, in forma continuata e diversificata, ai danni di imprenditori e società operanti nell’indotto di un settore altamente strategico per l’economia locale, quale Quello legato alla produzione e alla trasformazione alimentare dei prodotti dell’agricoltura, da parte di soggetti organici o comunque contigui alle batterie Sinesi/Francavilla (denominati convenzionalmente dalle vittime come i “Rodolfi Vecchi”) e Moretti/Pellegrino (denominati sempre convenzionalmente come i “Rodolfi Nuovi”) costituenti articolazioni della più vasta organizzazione criminale di tipo mafioso denominata Società Foggiana.

Le pretese estorsive hanno avuto ad oggetto non solo la forzata elargizione di somme di denaro, con cadenza sistematica mensile, in favore dei principali esponenti delle due batterie sopra indicate ma anche l’assunzione “fittizia”, quali lavoratori dipendenti delle aziende delle vittime, di soggetti indicati dalle compagini malavitose, divenuti quindi beneficiari di salari mensili senza fornire alcuna controprestazione lavorativa.

L’assoggettamento delle vittime risulta ulteriormente documentato dal fatto che la compagine imprenditoriale non si è limitata a pagare tangenti (anche sotto forma di stipendi a fronte di prestazioni lavorative fittizie), ma era solita assecondare passivamente anche le richieste di assunzioni lavorative “effettive” avanzate dagli esponenti delle due batterie.

Va segnalato, a conferma della matrice unitaria che caratterizza l’operatività della Società Foggiana, il progetto di centralizzare la gestione della dinamica estorsiva mediante l’avvenuta costituzione di un consorzio, che sarebbe dovuto diventare lo schermo giuridico per offrire una parvenza di legalità ai pagamento periodico della tangente che, in tal modo, sarebbe stata fatturata sotto forma di prestazione di consulenza.

L’attività investigativa è stata caratterizzata da sforzi operativi fuori dal comune posto che il contesto ambientale di riferimento – l’area foggiana – in cui i sodalizi criminali ora colpiti operavano, è caratterizzato, come noto, da una diffusa illegalità, da un radicato comportamento omertoso e reticente e da forme di controllo “militare” del territorio, tali da renderlo difficilmente penetrabile dalle attività delle Forze di Polizia.

La vittima delle pretese estorsive e il suo entourage, lungi dal denunciare, hanno assunto un contegno reticente, fuorviarne ed omertoso, che ha determinato la contestazione nei loro confronti del reato di favoreggiamento personale.

Le indagini sono state altresì orientate a sottrarre agli indagati le disponibilità economiche e finanziarie illecitamente accumulate nel tempo e frutto della loro attività criminale.

I beni suscettibili di aggressione patrimoniale emersi dalle indagini dei finanzieri ammontano ad oltre 41 milioni di euro, in parte già sequestrati in altri contesti.

Le Fiamme Gialle hanno accertato l’esistenza di una notevole sproporzione tra tali disponibilità e la capacità economica lecitamente acquisita dagli indagati.

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