Reggio Calabria – Sono 11 i medici coinvolti nello scandalo degli ospedali Riuniti, a Reggio Calabria, dove aborti procurati colposamente, bimbi resi invalidi da manovre sbagliate o affrettate, partorienti ferite o maltrattate, interventi mal riusciti, erano coperti da cartelle cliniche false.
L’inchiesta, hanno fatto sapere le forze dell’ordine, è partita in seguito alle denunce della morte di due neonati, nel presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli”, per casi di lesioni procurate a bimbi e per maltrattamenti ai danni delle partorienti.
In particolare a far scattare le indagini del caso “mala sanitas”, ha spiegato il procuratore Cafiero De Raho, sono stati i contenuti di alcune intercettazioni telefoniche in cui sarebbero emersi numerosi episodi di malasanità riguardanti reati di colpa medica e di falsità in atto pubblico da parte dei dipendenti del reparto.
Giovedì mattina, i finanzieri hanno disposto le misure cautelari ottenute per 11 persone, tra medici e operatori sanitari, dai pm Annamaria Frustaci e Roberto Di Palma e del procuratore aggiunto Gaetano Paci. Quattro i medici finiti ai domiciliari, tra i quali il primario e l’ex primario di Ostetricia Alessandro Tripodi e Pasquale Vadalà, mentre altri 7 sono stati sospesi dalla professione, accusati di complicità.