Palermo – Racket e denunce di famiglia. E’ stata battezzata “Family Crimes”, in forza dei vincoli di parentela che legano gli uomini del pizzo alla vittima che ha denunciato i parenti aguzzini, l’operazione della Polizia di Stato che ha permesso di arrestare quattro persone accusate di estorsione e tentata estorsione aggravate dal fine di agevolare Cosa nostra.
Il blitz della Squadra mobile, diretta dal Rodolfo Ruperti, coordinato dalla Dda guidata da Francesco Lo Voi, ha tratto spunto dalla sorveglianza di Giuseppe Vallecchia, 37 anni, attivo nel quartiere Noce, che ha fatto emergere il ruolo della cognata, Loredana D’Amico, 36 anni, di Tommaso Cospolici, 39 anni, e soprattutto di Fabio Chiovaro, 43 anni, già in carcere, marito della D’Amico, ritenuto capo carismatico dello storico mandamento della Noce.
L’indagine, condotta dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picossi, Gianluca De Leo e Roberto Tartaglia, è partita dalla denuncia di una vittima, zio del capomafia, che accusava Chiovaro e la moglie di avergli estorto la somma di 4mila euro che, a suo dire, in precedenza gli era stata dagli stessi regalata, salvo poi chiederla indietro esercitando pressioni e intimidazioni.
Chiovaro, seppur recluso in quel periodo, attraverso le comunicazioni veicolate dalla moglie, aveva impartito ordini a Vallecchia, affinché si attivasse per recuperare il denaro. Inoltre, dalle intercettazioni è emersa la responsabilità degli arrestati in un altro episodio estorsivo: il boss, sempre attraverso la coniuge, ha ordinato al cognato di intimidire un’altra persona affinché restituisse alla D’Amico un quadro vendutogli per 1000 euro.