Supino (Frosinone) – Lo scorso 16 gennaio, nella sede Energas di Supino, in via Morolense, si introdussero due malviventi, i quali, armati di pistola e travisati, immobilizzando dapprima il custode a piano terra, raggiunsero l’ufficio cassa al primo piano. Dopo aver costretto un’impiegata ad aprire la cassaforte sotto minaccia dell’arma, si impossessarono di circa 90 mila euro e, prima di darsi alla fuga, rinchiusero le quattro persone presenti nell’antibagno del piano terra.
Successivamente i malviventi proseguirono la loro fuga con l’autovettura che inizialmente sembrava essere stata sottratta ad uno dei dipendenti presenti in azienda, poi abbandonata in località 4 strade di Patrica.
L’analisi delle modalità esecutive dell’efferata rapina, perpetrata in giorno prefestivo ed in un orario in cui gli uffici erano ancora chiusi al pubblico, unitamente al furto dell’autovettura sottratta ad un dipendente occasionalmente presente, ha indotto i militari intervenuti a sospettare che i rapinatori si fossero indubbiamente avvalsi di altri complici e fiancheggiatori tanto da ingenerare forti dubbi circa il coinvolgimento di un basista interno all’azienda.
Sulla scorta di tali sospetti gli investigatori hanno condotto accurate indagini con metodo tradizionale al termine delle quali, sono stati acquisiti importanti e inconfutabili indizi che consentivano l’avvio di articolate attività tecniche. Ulteriori e comprovanti elementi di colpevolezza a carico degli indagati sono stati raccolti anche attraverso le attività tecnico-scientifiche eseguite sui campioni biologici dei reperti in sequestro, sul luogo del reato e sul mezzo utilizzato per la fuga.
A conclusione delle complesse indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Frosinone e della stazione carabinieri di Supino, coadiuvati dai carabinieri di Itri e Fondi, sulla scorta dei numerosi elementi raccolti durante le fasi investigative che hanno interessato i territori di Napoli, Arzano, Casoria, Salerno, Fondi, Itri e Formia, concordando pienamente con le risultanze investigative il gip del Tribunale di Frosinone, Valchera, sulla base della richiesta del pm Coletta, il 13 aprile ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di M.C., 49 anni, collaboratore Energas, M.E., di 35, M.V., di 39, G.P., di 33, e D.G.S., di 23, gravitanti nelle zone di Napoli, Formia, Fondi e Itri, tutti responsabili in concorso tra loro di rapina aggravata e sequestro di persona.
Nel corso dell’attività d’indagine è risultato fondamentale lo studio delle immagini delle telecamere a circuito chiuso, non solo dell’azienda, ma anche quelle di molti altri esercizi commerciale e opifici presenti nell’area industriale ove è stata perpetrata la rapina.
Anomalo è apparso da subito il comportamento di M.C. il quale, dopo essersi recato in azienda, con la scusa di un caffè alla macchinetta, ne controllava la presenza e l’ubicazione, specie dell’impiegata dell’ufficio cassa, poi per fumarsi una sigaretta usciva fuori dove rimaneva alcuni minuti durante i quali usava freneticamente il cellulare. Poi decideva di rientrare lasciando il cancello aperto, dal quale pochi secondi dopo facevano accesso i suoi due complici D.G.S. e M.E., i quali come se se lo aspettassero passavano dal cancello pedonale lasciato socchiuso.
Per dissimulare il suo coinvolgimento M.C. si è prodigato per aiutare le colleghe, facendosi addirittura colpire in testa. La rapina era stata così ben pianificata che i due esecutori in pochi secondi dall’ingresso raggiungevano l’ufficio cassa e dopo averlo ripulito, come se conoscessero perfettamente la dislocazione dei locali, hanno chiuso i quattro presenti nel bagno al pian terreno. Altro anomalo comportamento è risultato quello di D.G.S. che ormai in uscita dall’azienda decideva di rientrare per nascondere la radio del custode che avevano dimenticato di togliere dalla scrivania.
Infine, dall’analisi delle immagini dell’azienda è apparso strano il fatto che i due rapinatori, lasciati dalla loro autista M.V.,in uscita non trovavano nessuno ad attenderli, ma con estrema naturalezza hanno aperto e acceso l’auto del basista, con cui sono scappati.
Lo studio delle video-registrazioni delle numerose aziende in zona ha permesso agli investigatori di ricostruire tutti gli spostamenti dei malviventi: che giungevano in zona già intorno alle 7, con tre autovetture la Ford Fiesta del basista, la Peugeot 107 condotta dalla donna, con cui raggiungevano l’azienda, e una Mercedes Classe A, condotta da G.P., come auto d’appoggio durante la rapina e poi utilizzata per allontanarsi dalla zona dopo aver abbandonato la Fiesta; che facendo finta di non conoscersi si incontravano in una bar poco distante dove scambiavano due battute, probabilmente per limare gli ultimi dettagli del piano; che più volte con le auto passavano intorno all’azienda in attesa del segnale del basista.
Nonostante il perfetto piano esecutivo, gli investigatori con una minuziosa attività d’indagine condotta attraverso prolungati e gravosi servizi di osservazione e pedinamento, sviluppata con l’analisi di centinaia di ore di filmati di circuiti di video-sorveglianza e con l’ausilio delle più innovative indagini tecniche, ha permesso di ricostruire ogni dettaglio della vicenda e acclarare inconfutabili elementi probatori nei confronti dei 5 arrestati. Al termine della fase esecutiva condotta da oltre 20 Carabinieri, gli arrestati sono stati associati alla casa circondariale di Frosinone, mentre la donna è stata ristretta nella sezione femminile di Roma-Rebibbia.