Aversa – Perché un ammalato colpito da ischemia aveva dovuto attendere 40 minuti per essere sottoposto ad un esame tac? Era questa la domanda posta da queste colonne agli operatori sanitari dell’ospedale “Moscati” di Aversa dopo aver appreso che i familiari del paziente si erano sentiti dire che la cosa dipendeva dal fatto che l’apparecchiatura doveva “riscaldarsi” (leggi qui).
Una risposta che aveva creato perplessità ed anche una piccola discussione fra operatori e familiari che, preoccupati per il ritardo che avrebbe potuto creare problemi seri al congiunto per la mancata irrorazione del cervello, avevano chiesto chiarezza.
Da qui la necessità di chiedersi perché una radiologia, che dà supporto ad un pronto soccorso effettuando 100mila esami all’anno e circa 4mila per l’utenza esterna, dispone di un solo apparecchio tac e perché debba “riscaldarsi”.
La risposta è arrivata dalla struttura sanitaria: “Circa la necessità di disporre di una seconda tac nella struttura possiamo dire che è previsto, con l’apertura del nuovo Pronto soccorso, appunto un secondo apparato tac. Circa il presunto ritardo, possiamo affermare che non c’è stato perché, dopo essere stati avvertiti con una telefonata arrivata alle ore 8 dalla rianimazione, il paziente è stato portato nella sala dopo appena quattro minuti per essere sottoposto al controllo avvenuto alle ore 8:21”. “Un lasso di tempo – spiegano dall’ospedale – resosi necessario per il fatto che l’apparecchiatura era in calibrazione. Un intervento tecnico sulla macchina indispensabile perché i risultati siano esatti ed affidabili”.
“La calibrazione – continuano – viene effettuata ogni giorno dopo le ore 7.30, orario in cui statisticamente c’è minore richiesta di esami diagnostici, così è in quel lasso di tempo che si effettua il controllo che non può essere interrotto perché l’eventuale sospensione inciderebbe sulla bontà di tutti gli esami effettuati dopo la sospensione”.
“Considerando che dal reparto non era stata segnalato alcuna urgenza per l’effettuazione dell’esame – aggiungono – sarebbe stato sufficiente trasportare il paziente in radiologia solo qualche minuto più tardi, come era stato chiesto dai tecnici ai colleghi del reparto, per evitare un’attesa che, sia pur breve, ha creato preoccupazione ai familiari e qualche momento tensione”.