Aversa – Se andassero a votare tutti i quarantamila aventi diritto, la media sarebbe di ottanta preferenze per ognuno dei circa cinquecento candidati aversani. Una vera e propria carica di persone che, divise in venti liste, con quattro candidati a sindaco, si contendono i ventiquattro scanni di consigliere comunale della città normanna.
Mai come questa volta, ad imperare la voglia di vincere, al di là di ogni cosa. Un grande blob, due grandi torri di Babele per quanto riguarda i due schieramenti più grossi, quelli che fanno capo al presidente regionale e provinciale degli architetti Enrico De Cristofaro e all’ex consigliere comunale Pd Marco Villano.
Punti di programma come fumo, ricette per la città assenti. I contendenti, soprattutto quelli maggiori, hanno puntato solo ed esclusivamente a fare mucchio senza pensare cosa stessero mettendo insieme. Siamo di fronte a tre Moloch senza un senso se non quello di essere stati realizzati per vincere. In ognuno di essi possiamo trovarvi tutto e il contrario di tutto. Nessuna, si badi, nessuna di queste tre coalizioni può contare su una “purezza” ideologica. Dentro di esse si trova di tutto.
Siamo di fronte a delle centrifughe di ideologie. Molta Destra (del resto la nostra città ha guardato sempre con simpatia da questo lato), tantissimo Centro (tanto che si rivedono cognomi e simpatie anche da prima repubblica). Grande assente, lo evidenziamo ancora una volta, la Sinistra (che, in verità sembra essere in via d’estinzione anche nella restante parte del Paese).
Di conseguenza, a fronte di questo panorama indistinto, da qui al 5 giugno prossimo, desidereremmo tanto che qualcuno ci spiegasse perché si dovrebbe scegliere una delle tre coalizioni a danno delle altre due. L’unica discriminante potrebbe essere la familiarità con qualcuno dei candidati o, al massimo, la simpatia per qualcuno di essi. Per il resto, regna l’indistinto e questo non fa presagire nulla di buono per Aversa e per gli Aversani.
Speriamo tanto di sbagliarci, di non interpretare la parte della Cassandra di turno, ma sembrerebbe anche piuttosto facile predire una vita breve per qualunque delle tre coalizioni (in verità pensiamo ad un ballottaggio tra due di esse facilmente predeterminabili) dovesse vincere.
Troppi appetiti, troppe richieste, troppe diversità di pensiero e di vedute, pochi spazi. Mimmo Ciaramella è riuscito a rimanere a galla per dieci anni grazie al proprio carattere e spesso si trovò a fare i conti con il consigliere “birichino” di turno che poteva farlo cadere, ma non avvenne mai. Anzi, una volta si dimise lui per far capire chi era più forte. Ma c’era anche un minimo di amalgama tra quanti lo sostenevano. La stessa cosa non si è verificata con il compianto Peppe Sagliocco. Vuoi per il carattere spigoloso e ombroso del primo cittadino, vuoi per una assoluta disomogeneità delle forze che componevano la coalizione che era stata messa insieme, guarda caso, solo per vincere.
Tra le tante liste inneggianti alla nostra città ne manca una: “Povera Aversa”!