Premio artistico-letterario Don Peppe Diana: coinvolti tremila studenti

di Redazione

 Venerdì 20 maggio, alle ore 16,30, nella sede del Corpo Forestale dedicato alla memoria di don Peppe Diana, a Castel Volturno, saranno consegnati i riconoscimenti del Premio artistico letterario don Peppe Diana.

Al concorso, giunto alla sua 13esima edizione e promosso da Scuola di Pace “Don Peppe Diana”, in collaborazione con il Comitato don Peppe Diana  e Libera Caserta, hanno partecipato più di 130 istituti. Sono stati esaminati oltre 1000 disegni, 100 componimenti, 50 canzoni rap coinvolgendo 3000 studenti della Campania di ogni ordine e grado.

«MigrAzioni», è il tema attorno al quale i giovani si sono interrogati, hanno elaborato e riflettuto. Un’occasione per esprimere il proprio stato d’animo, il proprio pensiero, il proprio punto di vista su quanto sta accadendo: se gli stranieri che arrivano  in Italia sono un problema o una risorsa, se dobbiamo respingerli, accoglierli.

I lavori, valutati da tre giurie distinte, saranno premiati con borse di studio, premi in denaro e libri ed enciclopedie della Treccani  che  ha concesso il prestigioso patrocinio nazionale, unitamente a quello all’Ordine degli architetti di Caserta e all’Ufficio Regionale Scolastico.

 Le scuole elementari e medie si sono cimentate nel disegno. Le scuole secondarie di secondo grado hanno messo il loro genio in un componimento sul tema degli immigrati. La sezione musica, è stata invece una novità introdotta proprio in occasione del 13esimo anno del Premio.

Il Premio, rivolto a tutte le scuole della Campania di ogni ordine e grado, in questi 13 anni ha incontrato quasi 50.000 studenti impegnatisi a raccontare il bello ed il brutto del territorio, sui beni confiscati, sul recupero delle tradizioni, attraverso poesie, fumetti, pittura, temi, video, canzoni.

Già alla fine degli anni ’80 e all’inizio dei ’90, don Peppe Diana fondò nella canonica della chiesa, uno dei primi centri di accoglienza per i migranti, soprattutto africani, che in quegli anni arrivavano in Italia per lavorare, in cerca di una vita più dignitosa.

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