Viviamo in un mondo che non si scandalizza e che addirittura sembra giustificare, perché per lo più i protagonisti sono idoli dello sport o dello spettacolo, il fatto che 80 persone dispongono di risorse pari a quelle del 50% più povero della popolazione mondiale (3 miliardi di persone) e in cui la ricchezza di questi 80 fortunati è cresciuta negli ultimi 5 anni del 50%, surclassando ogni supposizione sulla “crisi”.
Secondo Credit Suisse, un certo 0,7% della popolazione adulta globale detiene il 45% delle ricchezze complessive nel mondo. È una disuguaglianza che ha raggiunto livelli spropositati, stando alle dichiarazioni del Fondo monetario internazionale.
Per l’Ocse: la distanza tra ricchi e poveri nei 34 Stati Membri, tra cui c’è anche l’Italia, è al livello più alto degli ultimi 30 anni, con il 10% più ricco della popolazione che detiene 9 volte e mezza la ricchezza del 10% più povero. L’Ocse, inoltre, si concentra anche sulla perdita economica legata a livelli di disuguaglianza così alti: in 25 anni l’iniquità ha fatto perdere l’8,5% del prodotto interno lordo del gruppo, infatti a minore disuguaglianza corrisponderebbe crescita economica più robusta e veloce.
Secondo Anthony B. Atkinson, ideatore dell’Indice Atkinson, che misura la disuguaglianza dei redditi, “la disuguaglianza e la povertà erano sensibilmente ridotte in Europa negli immediati decenni del dopoguerra e fino al 1970”, mentre, attualmente, per ridurre la disuguaglianza “servirebbero politiche che danno priorità alla riduzione della disoccupazione e che investono sui giovani”. “Non è responsabile un solo ministero – afferma -, i governi da soli non bastano: tutti giochiamo un ruolo come individui attraverso l’attivismo, come lavoratori attraverso i sindacati, come imprenditori verso i lavoratori e infine come famiglie”.
Michele Raitano, ricercatore italiano di Politica economica presso l’Università “La Sapienza” di Roma è convinto che “la disuguaglianza è aumentata anche perché si è formato un nuovo gruppo di lavoratori ultra pagati. Inoltre, la cosiddetta ‘curva del Grande Gatsby’ dimostra che nei Paesi in cui è alta la disuguaglianza, questa si trasmette di padre in figlio, ovvero è molto bassa la mobilità sociale”.
Idoli dello sport, icone hollywoodiane, colossi dell’industria e dell’imprenditoria: sono per lo più vip e economisti gli 80 individui più fortunati in fattore di ricchezza, una situazione che rende il pianeta una vera e propria invisibile oligarchia a scala mondiale. La riduzione della disparità, sono convinti gli esperti, permetterebbe una circolazione del denaro molto più agevole e soprattutto la rivincita di un ideale caro al mondo classico: quello oraziano dell’“Aurea mediocritas”, “aurea via di mezzo”, idioma che propone come “giusta” la via della moderazione, soprattutto, estendendolo al nostro caso, in materia di finanza.