Picchiati selvaggiamente fino ad essere uccisi. È la cattiva sorte toccata a due coniugi che sono stati trovati senza nella loro di Settimo San Pietro, in provincia di Cagliari. Le vittime sono Giuseppe Diana, 67 anni, e la moglie Luciana Corgiolu, 62 anni. Da un primo esame di investigazione, pare che possa trattarsi di una rapina andata male anche se i sospetti non escludono il coinvolgimento di uno dei figli adottivi della coppia, di cui non si hanno notizie. Gli assassini avrebbe ucciso marito e moglie forse con un bastone o un’arma da taglio.
A dare l’allarme che ha portato al ritrovamento dei corpi è stato un parente, che non vedeva i coniugi da due giorni. La morte potrebbe risalire a circa 40 ore prima del ritrovamento dei cadaveri. Igor, il più grande ha 29 anni e fa il pizzaiolo. Viveva con i genitori nella villetta a schiera di Settimo San Pietro. E’ scomparso anche lui e non si trova neanche l’auto dei genitori adottivi. Lo cercano dappertutto: posti di blocco, pattuglie e un elicottero. I vicini di casa hanno riferito che spesso litigava con i genitori. “Soltanto presentandosi – fanno sapere i carabinieri – potrà chiarire la sua posizione”.
Ma la pista della rapina non è stata accantonata. Alessio, l’altro figlio, da alcuni anni si è arruolato, è militare a Roma, ritornava in Sardegna d’estate o per brevi licenze. Appena saputo del delitto si è precipitato in aeroporto e si è imbarcato sul primo volo per Cagliari. “Gente perbene, di cuore e generosa”, sui Diana a Villa San Pietro tutti concordano. Lei impegnata nel volontariato, lui nella protezione civile. Non avevano figli e tanti anni fa, dopo l’esplosione nella centrale nucleare di Cernobyl, avevano organizzato un gruppo di famiglie che d’estate hanno ospitato comitive di ragazzi dell’Europa Orientale per periodi di vacanza al mare.
“Ragazzi con problemi di salute, famiglie in difficoltà economiche – ricorda un vicino – Giuseppe e Luciana avevano stabilito contatti con la Bielorussia e infine hanno individuato i due fratelli e li hanno adottati”. Igor e Alessio si erano ambientati perfettamente, hanno appreso frequentato le scuole, parlavano perfettamente l’italiano. A Igor il padre aveva insegnato a cucinare e lo aveva aiutato a trovare lavoro in una pizzeria.
Stando a sentire il primo racconto degli inquirenti, pare che la scena del crimine sia decisamente confusa: l’unica certezza è che i corpi siano stati prima violentemente colpiti con un bastione e poi finiti con un’arma, forse un coltello. La scena del crimine mostra inoltre anche i segni di una colluttazione, segno che la coppia abbia cercato di difendersi prima di concedersi alla morte. Sul posto è intervenuta la polizia con gli investigatori della Squadra mobile.