Dal 2008 al 2012 avevano posto in essere numerosi episodi di estorsione, tentati e consumati, nei confronti di imprenditori del settore edile e commercianti dell’agro aversano, gli otto indagati che, lunedì mattina, sono stati arrestati su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
GLI ARRESTATI – Si tratta di Nicola Caterino, 59 anni; Amedeo Caterino,33; Pietro Paolo Caterino, 30; Michele Ferriero, 39, di Cesa; Antonio Cristofaro, 43, di Orta di Atella; Vittorio Di Giorgio, 46, di Napoli; Giancarlo Varriale, 47 anni, di Napoli, finiti in carcere; Orazio Lettera, 41 anni, di Succivo, ai domiciliari.
LE ACCUSE – Sono ritenuti esponenti del gruppo Caterino-Ferriero di Cesa, affiliato al clan dei casalesi. Gruppo composto da due famiglie che qualche anno fa diedero vita ad una sanguinosa faida nel piccolo centro alle porte di Aversa contro l’altro gruppo dei Mazzara. L’operazione, condotta dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa, è stata compiuta tra le province di Caserta, Napoli, Latina, Parma e Sassari. Per gli indagati le accuse, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione tentata e consumata, lesioni personali e porto di armi.
LE ESTORSIONI – L’indagine ha fatto luce su numerosi episodi di estorsione aggravata a danni di imprenditori e commercianti che consentivano, a seconda dei casi, nella richiesta e dazione di somme di denaro fino a 100mila euro, abbracciando un periodo compreso tra la fine del 2005 e l’aprile del 2014. Episodi dapprima non denunciati dalle vittime ma poi da queste confermati dopo le prove raccolte. Di grande importanza anche le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia e intercettazioni ambientali effettuate all’interno dell’autovettura blindata di uno degli indagati, utilizzata per commettere i reati.
CATERINO E FERRIERO – L’attività investigativa si focalizzava, in particolare, su Nicola Caterino, alias “’O Cecato”, storico referente locale della fazione Bidognetti del clan dei casalesi a Cesa, sin dai tempi del processo “Spartacus”, e di altre persone a lui collegate. Tra questi Michele Ferriero, fratello di Cesario Ferriero, quest’ultimo ucciso il 25 dicembre 2007 a Cesa (leggi qui), che insieme ad altri vessava gli imprenditori cesani, sottoponendoli a pressanti richieste di denaro, specialmente in prossimità delle “canoniche” festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. A testimoniarlo la selvaggia aggressione a due imprenditori edili, feriti con un coltello e minacciati con armi da fuoco.
ANTONIO CRISTOFARO – Gravemente indiziato anche Antonio Cristofaro, già condannato con sentenza irrevocabile per estorsioni aggravate dal metodo mafioso, commesse anche intimidendo le vittime con armi e animali pericolosi (tra cui un coccodrillo, leggi qui). Scarcerato nel 2015, dopo l’espiazione della pena, in un solo mese Cristofaro si era reso responsabile di diverse estorsioni e sottoposto di nuovo a fermo nel 2014, anche perché ritenuto il “capozona” del clan dei casalesi nei comuni atellani.
LA FAIDA – Quello di Cesario Ferriero fu solo uno degli omicidi maturati nell’ambito della faida tra i Caterino e i Mazzara. Tra questi anche l’omicidio di un parcheggiatole abusivo, Michele Martinelli, ucciso nello spiazzale del supermercato “Lidl”, a Cesa, il 12 giugno del 2006, che Nicola Caterino avrebbe fatto ammazzare per vendicare la morte del fratello Michele. Per quel delitto sono stati condannati all’ergastolo Nicola Caterino e Giovanni Cellulare, ritenuti rispettivamente il mandante e complice. Martinelli, parcheggiatore abusivo, venne raggiunto dai proiettili esplosi da Lorenzo Ventre di Lusciano, mentre dal supermarket di via Matteotti stavano uscendo dei clienti. Alcuni colpi raggiunsero anche le auto in sosta nel parcheggio. Una lotta sanguinosa che portò a numerosi agguati, fino al 2009, anno in cui Nicola Caterino fu arrestato.