È tornato “Gomorra”: la seconda edizione del telefilm – l’unico italiano arrivato anche negli Stati Uniti e in programmazione da agosto – presentata al Teatro dell’Opera di Roma e in prima visione su Sky Atlantic dal 10 maggio.
La prima edizione della serie – prodotta sa Sky Atlantic, Cattleya, Fandango con Beta Film – è stata venduta in 130 paesi. “Quando si è pensato di fare Gomorra la nostra paura era di rischiare di far sembrare tutto come relegato in una nicchia esigua di interesse – dice Saviano – Lo stesso si rischia sui temi mafiosi: si lasciano alla cronaca nera, si lasciano al dibattito locale, si lasciano al margine, non capendo che studiare questi meccanismi, farli emergere, è l’ipotesi iniziale per poterli fermare, spezzarli. Mantenere il silenzio su questo è l’errore, anche sul piano scientifico, più grande che si possa fare”.
12 episodi, tutti incentrati sul crime partenopeo, interpretato dal un nuovo e vecchio cast: Marco D’Amore, Fortunato Cerlino, Salvatore Esposito e Marco Palvetti, cui si aggiungono l’attrice di lungo corso Cristina Donadio (Scianel) e la giovane Cristiana Dell’Anna (Patrizia).
La fiction si apre con l’evasione del boss, Don Pietro Savastano, dal carcere nel quale era rinchiuso al 41 bis. Un’unica certezza, la sua:”Vi pozz’ assicura’ ‘na cosa: ci ripigliammo tutto chello che è ‘o ‘nnuosto”. Un clima teso quello fuori, contaminato dalle lotte di potere con il figlio, Genny Savastavano, nonché dall’alleanza stretta tra Ciro l’Immortale e il boss Conte. Le alleanze si continuano a siglare tra Secondigliano e Scampia – di cui la fiction riprende la saga drammaticamente attuale dei “Girati” di Vanella Grassi. La strage contro la cellula ‘ndranghetista richiama quella vera di Duisburg. Latitanze e riciclaggio passano per Colonia, Germania.
Nel primo episodio Ciro (Marco D’Amore) con una rapina sanguinosa recupera i soldi che gli servono per investire nel narcotraffico; nel secondo Genny (Salvatore Esposito) ormai feroce narcotrafficante con capelli a cresta, rivede il padre Pietro. Rapporto conflittuale che li vede uniti in Germania e poi uno nemico dell’altro. “Noi raccontiamo un sistema, dei meccanismi che coinvolgono tutti e tutte – spiega Comencini – le donne non sono migliori in questo sistema. Ogni mondo è composto da uomini e da donne. È un’evidenza dirlo, ma non nella narrazione e nell’immaginario. Anche le donne sono coinvolte, schiacciate e cambiate nel loro modo di essere. Ma non si può parlare di donne portatrici di valori migliori”. “Lo spettatore è attratto anche dallo sguardo femminile sulla camorra. La donna arriva prima alla meta che si è prefissata”. “I ruoli delle donne nella criminalità sono sottovalutati – aggiunge Cerlino – interpretando Pietro Savastano ho capito quanto è importante avere accanto una Donna Imma”.
“Era lunghissima la lista di quelli che ci scoraggiavano. Dicevano “Una serie in napoletano stretto? Ma non la vedranno neanche a Roma, figurati a Parigi”. E invece è stato il più grande successo delle serie Sky, e noi continueremo a rischiare e a investire”, promette Andrea Scrosati, executive vice president programmazione Sky. E Riccardo Tozzi di Cattleya: ” Gomorra per il mercato è stato uno choc. Mi guardo bene dal fare paragoni, ma così come Rossellini nel dopoguerra portò quei volti straordinari e quell’autenticità davanti alla macchina, così Gomorra ha portato il crime fuori dai laboratori, ci ha messo dentro le facce incredibili dei nostri attori, le case, le strade, i luoghi “.
Un lavoro complesso sul territorio “che non sarebbe stato possibile – sottolinea Nils Hartmann, direttore produzioni originali Sky – senza le competenze e l’aiuto fondamentale di Maurizio Gemma, Film Commission Campania, e Gaetano Di Vaio”. In sala presenti anche i quattro registi Stefano Sollima (che ne cura anche la supervisione), Francesco Comenicini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi.
Don Pietro Savastano emerge da barba e stordimento dopo gli anni di carcere duro. Dirà ai fedelissimi: “Vuje site l’uocchio ‘o core e ‘a rabbia mia”. L’attore Cerlino, spogliati i panni del padrino, sarà in costume sul set storico “Britannia” e tratta con i guanti il suo perfino padrino: “Non gioco col mio personaggio, anche se questo gruppo è una famiglia e ci sono legato”. L’erede Genny, Salvatore Esposito, subirà l’ombra asfissiante di quel padre-padrino. Fino alle estreme conseguenze. “Nun pozzo murì pe’ fa cuntento a ‘isso”.
Don Pietro evade subito dal 41 bis e si mette in testa di tornare al comando del clan: ma contro di lui, ci sarà il figlio Genny
Le storie criminali della famiglia camorrista che nella prima serie ha tenuto incollati alla tv milioni di spettatori in tutto il mondo. “Ci avevano detto: non vi capiranno a Roma, figurarsi a Parigi…”.
La clamorosa alleanza, in un vortice di violenza, fra Ciro Di Marzio, detto l’Immortale, e il boss del clan rivale, Conte Una nuova figura feminile al posto di donna Imma: Cristina Donadio la interpreta “come se fosse un personaggio della tragedia greca”. ” Vir’ che mmo’ accumencia ‘a bella vita “, sibila Ciro l’Immortale alla moglie presa da progressivo e fatale disgusto per quel mondo, che le costerà caro. Una “bella vita” che puzza continuamente di sangue, soldi e benzina (con cui dar fuoco anche ai cari).
D’Amore, che diversifica e mette a frutto su vari progetti il successo internazionale di Gomorra, si fa serio sul palco: “Sono felice che questo racconto passi dal boccascena di un teatro d’opera: non esiste alto e basso, non può esserci discrimine e anche per quella gente di cui raccontiamo, vittime del male, deve esistere una bellezza accessibile. Sono fortunato perché ero un ragazzo che viveva anche in strada, ma quando tornavo su, mia madre chiudeva la porta. E mi spiegava. Altrimenti sarei come loro”.