La squadra mobile di Napoli, coordinata dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dalla Direzione centrale per i sevizi antidroga, collaborata dai commissariati cittadini San Carlo Arena, Decumani e San Paolo, ha eseguito 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di persone ritenute contigue al cartello camorristico facente capo alle famiglie Sibillo/Giuliano/Brunetti/Amirante, operative a Napoli nell’area di Forcella-Duchesca e Maddalena, definita “La paranza dei bimbi”, per la giovanissima età dei suoi componenti, molti adolescenti.
Dopo l’arresto dei capi dell’organizzazione camorristica in questione, dell’ala militare e dei latitanti, ricostruita e smantellata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, titolare delle indagini, e dalla squadra mobile la rete dedita allo spaccio al dettaglio di ingenti quantitativi di stupefacente con l’individuazione dei fornitori, degli addetti alla “piazza di spaccio”, e degli spacciatori.
Interrotta la principale fonte di sostentamento economico del clan (lo spaccio al dettaglio di stupefacente tipo cocaina e marijuana) ed il canale di fornitura di armi da guerra utili a sostenere il conflitto con i clan avversari. Accertato il ruolo di primo piano nelle attività illecite monitorate delle donne del clan.
Tra gli arrestati, infatti, ci sono tre donne che gestivano i pusher, ritenute legate alle famiglie camorristiche napoletane Sibillo, Giuliano, Brunetti e Amirante. In manette sono finiti coloro che garantivano droga, che la ‘paranza’ vendeva, chi gestiva le piazze di spaccio, tra cui tre donne, e chi forniva le armi, da guerra, ai killer. Arrestato Massimo Gallo, trafficante di armi del famigerato Parco Verde di Caivano, zona del Napoletano dove è stata violentata e uccisa la piccola Fortuna Loffredo.
In manette, tra gli altri, anche Vincenzo Sibillo, padre dei baby boss Emanuele e Pasquale Sibillo, il primo ucciso in un agguato, l’altro finito in carcere. In cella anche Daniele Napoletano, fratello del baby killer dei Sibillo, Antonio Napoletano, detto “‘O nannone”.
Le indagini della Squadra Mobile di Napoli, diretta dal primo dirigente Fausto Lamparelli, sono state coordinate dai sostituti procuratori della Repubblica partenopea Francesco De Falco e Henry John Woodcock, coordinati dal sostituto Filippo Beatrice. Dopo l’ala militare, quindi, quasi del tutto azzerata nell’operazione del 9 giugno 2015 (64 arresti), ora i pm Antimafia e la Polizia di Stato hanno colpito quella parte del ‘sistema’ che gestiva i flussi di denaro.
Durante le indagini è stato scoperto che la droga veniva consegnata dai pusher anche ‘a domicilio’. Quel primo blitz contro la ‘paranza dei bimbi’ determinò un cruento scontro con la famiglia camorristica dei Buonerba, vicina al clan Mazzarella (quello che la paranza era riuscita a cacciare dalla ‘Duchesca’, da Forcella e dalla Maddalena), la quale voleva approfittare della ‘pulizia’ fatta dalle forze dell’ordine per imporsi ed eliminare a colpi di pistola ciò che rimaneva delle famiglie Sibillo, Giuliano, Brunetti e Amirante.
La polizia mise a segno un’altra operazione, il 7 agosto 2015, durante la quale vennero assicurati alla giustizia undici componenti dei Buonerba, gruppo particolarmente feroce che aveva la sua base in via Oronzo Costa, strada che i vertici del clan volevano ribattezzare ‘vicolo della morte’.
Il blitz di oggi, quindi, può essere considerato la terza fase dell’operazione messa in campo da Direzione distrettuale antimafia e Polizia per azzerare i fermenti criminali nel centro cittadino culminati in parecchi omicidi e numerose ‘stese’, plateali rappresentazioni di forza della camorra con colpi di pistola in aria e cortei di moto rombanti per le strade dei quartieri.