Renzi: “Gli italiani pensano che le tasse siano aumentate, ma non è così”

di Stefania Arpaia

Roma – E’ preoccupato il premier Matteo Renzi sulla percezione che gli italiani hanno della diminuzione delle tasse e, nella sua newsletter Enews, ha scritto un post martedì mattina.

“Tutti gli indicatori dicono che i cittadini non stanno notando nessuna discesa delle tasse. Eppure c’è, eppure è evidente per gli addetti ai lavori, eppure nessun governo ha fatto quanto noi sulle tasse”.

“Sulle tasse, dove ho sbagliato? – ha aggiunto – Gli italiani pensano che le tasse siano aumentate. C’è qualcosa che non funziona, che dite? Mi aiutate a capire dove ho sbagliato? L’email la sapete: matteo@governo.it”.

“Ieri, uscito dalla Messa, mi sono fermato a parlare con il mio amico Gilberto, commercialista. ‘Matteo, che soddisfazione. Ieri ho fatto vedere a alcuni clienti quanto risparmiano di Irap quest’anno. Non ci credevano!’. Effettivamente non ci credevano. E forse neanche adesso ci credono, purtroppo”.

E ancora: “Solo per riepilogare: Via l’Irap costo del lavoro. Via l’Imu e la Tasi sulla prima casa. I mitici 80 euro che tutti deridono ma che, alla fine dell’anno, sono 960 euro. Il credito di imposta al Sud. Il super-ammortamento al 140% per chi mette soldi in azienda anziché in tasca. Gli incentivi per chi assume. Via l’Imu e l’Irap agricola. Il canone Rai che passa da 113 euro a 100 euro. Le tasse locali che per legge non possono più aumentare. Bene, nonostante tutto questo, gli italiani pensano che le tasse siano aumentate”.

Poi in merito al referendum ha scritto: “Personalizzare lo scontro non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del no che, comprensibilmente, sui contenuti si trova un pò a disagio: ma davvero vogliono mantenere tutte queste poltrone? Questo bicameralismo che non volevano nemmeno i costituenti e che furono costretti ad accettare per effetto dei veti incrociati? Questa confusione insopportabile sulla materia concorrente tra Regioni e Stato centrale?”.

“Sui contenuti la stragrande maggioranza dei cittadini vuole rendere più semplice l’Italia come fa questa riforma, finalmente. Ogni giorno che passa diventa più chiaro: il referendum di ottobre sarà su argomenti molto semplici. Se vince il sì diminuiscono le poltrone; se vince il no restiamo con il Parlamento più numeroso e più costoso dell’Occidente”.

E poi: “Se vince il Sì, per fare le leggi e votare la fiducia sarà sufficiente il voto della Camera come accade in tutte le democrazie; se vince il no continueremo con il ping-pong tra i due rami del Parlamento. Se vince il Sì avremo un governo ogni cinque anni; se vince il no continueremo con la media di un governo ogni tredici mesi. Se vince il Sì avremo meno poteri alle Regioni; se vince il No continueremo a avere venti burocrazie diverse per trasporti, infrastrutture, energie, promozione turistica all’estero. Se vince il Sì i consiglieri regionali non guadagneranno più dei sindaci”.

“Sabato 21 maggio, alle 11, al Teatro Sociale di Bergamo inizieremo il nostro cammino verso il referendum di ottobre, inaugurando i primi comitati di semplici cittadini. C’è un’Italia che dice Sì e che non vuole fermarsi. Che non vuole tornare alla palude, all’ingovernabilità, agli inciuci. Questa Italia è un’Italia più grande di un singolo partito, di un Presidente del Consiglio, di un gruppo di politici. E a questa Italia vogliamo chiedere di darsi da fare”, ha concluso.

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