Traffico di droga nel Nord Est, 25 arresti tra Venezia e Trieste

di Redazione

Centinaia di finanzieri dei comandi provinciali di Venezia e Trieste, con il supporto di unità cinofile ed aliquote di pronto impiego ed ordinarie di altri reparti territoriali, sono stati impegnati in una vasta operazione volta alla repressione del traffico internazionale di stupefacenti.

I militari hanno eseguito, in diverse località della penisola, 14 custodie cautelari in carcere, 11 ordinanze di arresti domiciliari, due obblighi di dimora nel comune di residenza, una misura interdittiva dell’esercizio della professione forense ed oltre 50 perquisizioni, nei confronti di appartenenti a due associazioni criminali, tra loro in rapporti “d’affari”, coinvolte nell’importazione e nella distribuzione di droga (cocaina, hashish e marijuana) sul territorio italiano.

I provvedimenti, emessi dall’ufficio del gip del Tribunale di Venezia su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, giungono al termine d’una complessa indagine condotta grazie allo sforzo sinergico messo in campo dai reparti specializzati nella lotta al crimine organizzato della Guardia di Finanza dei comandi provinciali di Venezia e Trieste, coordinati dalla Procura del capoluogo veneto.

Le investigazioni avevano avuto inizio alla fine del 2012 allorquando il Gico di Trieste era venuto a conoscenza di un sodalizio criminale dedito al traffico ed allo smercio di sostanze stupefacenti nel Nord Est ed in particolare tra Friuli Venezia Giulia e Veneto.

I successivi sviluppi delle indagini, svolti con il ricorso ad indagini tecniche, ad attività di osservazione e pedinamento, nonché a delicate operazioni espletate da agenti sotto copertura, avevano consentito, nel gennaio 2013, l’arresto in Chioggia di due soggetti italiani, e di ricondurre l’origine dell’approvvigionamento delle sostanze illecite ad un sodalizio di pregiudicati della predetta località veneta, a loro volta in contatto con soggetti siciliani attivi nell’hinterland milanese. Nel corso delle investigazioni è emerso che i sodalizi criminali interessati erano due: il primo composto da soggetti operanti a cavallo tra Chioggia e Milano ed il secondo costituito da cittadini marocchini gravitanti nell’area di Milano.

Le Fiamme Gialle, nonostante i membri delle due associazioni adoperassero particolare scaltrezza nel relazionarsi con gli altri sodali, anche attraverso un accorto uso dei telefoni e ricorrendo alla massima prudenza sia nell’organizzare i loro incontri, sia nel gestire i propri affari illeciti, sono riuscite a seguire ed analizzare ogni movimento delle persone coinvolte e dei mezzi da queste utilizzati.

La ricostruzione degli spostamenti effettuati dai capi dell’organizzazione criminale tra il capoluogo meneghino e la laguna veneta ha consentito l’individuazione dei luoghi ove gli stessi s’incontravano per accordarsi e programmare gli scambi delle partite di droga da immettere sul mercato, nelle rispettive zone d’influenza.

L’autorità giudiziaria di Venezia, nell’ottobre 2013, incaricava il Gico di Venezia per gli sviluppi dell’attività investigativa in pregiudizio dei sodali chioggiotti.

Le due articolazioni specialistiche del Corpo, operando in stretto sincronismo e coordinamento, sotto la costante guida della Procura della Repubblica di Venezia, riscontravano analiticamente, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, anche le significative informazioni rese agli inquirenti da un collaboratore di giustizia, gestito investigativamente dall’Ufficio giudiziario veneziano, nonché da altri due collaboranti. Sulla base degli elementi conoscitivi forniti dal collaboratore di Giustizia, venivano anche individuati i responsabili di una rapina perpetrata a Venezia nel dicembre 2012, ai danni di una guardia giurata.

L’attività dei finanzieri permetteva di svelare l’intricata tela di relazioni, intrecciata dagli associati per i loro fini criminali. In particolare, nell’area di Chioggia è stata documentata l’esistenza di una strutturata compagine criminale composta da oltre 20 sodali dedita al narcotraffico, ai cui vertici erano, tra gli altri, due noti fratelli pregiudicati, di elevato spessore criminale, attinti da custodia cautelare in carcere, uno dei quali in passato ha avuto forti legami con la cosiddetta “Mala del Brenta” ed è stato condannato, tra l’altro, per associazione per delinquere, sequestro di persona a scopo di estorsione, reati in materia di stupefacenti e contrabbando di tabacchi.

Nel 2001 è stato estradato in Italia, dopo essere stato arrestato a Belgrado (Serbia), dove si era rifugiato in latitanza. Nel 2012 è stato scarcerato, al termine di un lungo periodo di detenzione. Il fratello più giovane ha riportato condanne per detenzione di stupefacenti, violazioni in materia di armi, associazione per delinquere, ricettazione, frode nell’esercizio de commercio e falsità ideologica.

Un altro membro della medesima famiglia è destinatario di arresti domiciliari, mentre ulteriori due soggetti con legami di parentela sono coinvolti, a vario titolo, nel traffico di stupefacenti quali indagati e hanno costituito oggetto di perquisizione.

In considerazione dello spessore criminale dei soggetti coinvolti, dell’accortezza degli indagati nell’utilizzo di dispositivi telefonici e telematici, della complessità del contesto territoriale in cui le indagini venivano svolte, gli investigatori hanno incontrato numerose difficoltà nel loro sviluppo. È stata rilevata la capacità dell’organizzazione criminale di esercitare una penetrazione del tessuto sociale, anche grazie alla propria forza intimidatoria esercitata nei confronti di persone in grado di riferire informazioni utili.

I capi dell’organizzazione hanno potuto avvalersi, peraltro, di plurime e reiterate condotte di favoreggiamento finalizzate ad eludere le indagini, attuate da un avvocato veneziano, pienamente coinvolto nelle dinamiche del gruppo associativo, assiduo frequentatore e persona fidata della famiglia chioggiotta oggetto di indagini.

Il citato avvocato, nella fase critica della vita dell’associazione criminale, all’indomani dell’arresto di alcuni componenti, ha provveduto, tra l’altro, ad avvertire i membri del sodalizio del rischio in atto, consigliando loro addirittura la bonifica dei mezzi di locomozione e dei telefoni. Ne è derivato, conseguentemente, un grave intralcio per le attività di polizia giudiziaria che hanno subìto numerose ulteriori difficoltà, a causa delle mistificazioni derivanti dalle citate condotte di favoreggiamento, poi faticosamente superate grazie alle indagini tecniche ed alle investigazioni tradizionali.

Dalla puntuale ricostruzione delle dinamiche caratterizzanti il fenomeno criminale investigato, emergevano, inoltre, forti legami tra la componente chioggiotta ed un soggetto di origine siciliana ed attivo sul mercato della droga nella zona di Milano.

Quest’ultimo, già più volte tratto in arresto da altre forze di polizia, risultava essere particolarmente “esperto” nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, per la cui realizzazione, curandone minuziosamente ogni dettaglio, era in grado di stabilire le necessarie relazioni interpersonali con estrema abilità, al fine di celare ogni suo possibile coinvolgimento.

Lo stesso si era interfacciato con alcuni elementi calabresi su Milano per l’acquisto di cocaina e, per l’approvvigionamento di hashish, con una organizzazione emergente maghrebina, attiva nel traffico internazionale di stupefacenti dal Marocco all’Italia, ed i cui affiliati sono tutti appartenenti alla stessa famiglia.

L’interesse investigativo dei finanzieri è stato, altresì, concentrato anche nei confronti del predetto sodalizio di nordafricani i quali, dopo una prima fase in cui si erano occupati solo di spostare piccoli quantitativi di droga per conto terzi, avevano poi fatto un deciso salto di qualità.

È stato possibile scoprire, infatti, che gli associati, denotando una evidente evoluzione organizzativa, erano arrivati a gestire direttamente l’acquisto in Marocco di più ingenti carichi di sostanza stupefacente, nonché la movimentazione e lo stoccaggio in Spagna della droga e, quindi, il suo successivo trasporto in Italia, sia su strada sia attraverso corrieri ovulatori (bodypackers).

Numerosi sono stati i risultati di servizio conseguiti dalle Fiamme Gialle durante le indagini preliminari, nel corso delle quali sono state arrestate 14 persone in flagranza di reato ed è stata riscontrata la compravendita da parte delle organizzazioni criminali di ingenti partite di sostanze stupefacenti, pari a circa 300 chilogrammi, tra hashish, cocaina e marijuana. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati oltre 100 chili di hashish che si aggiungono ai 300 chili già monitorati e 50mila euro in contanti nei confronti degli appartenenti alle organizzazioni criminali.

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