Voto di scambio a Messina, arrestato consigliere comunale

di Redazione

Messina – Relazioni pericolose, appalti, favori, assunzioni, elargizioni di denaro. Un collaudato sistema di affari e compravendita di voti a Messina, frutto dell’abbraccio scellerato tra mafia e pezzi di politica.

Una ‘matassa’ (che non a caso è il nome dato all’operazione) di interessi inestricabili che coinvolgerebbe rappresentanti istituzionali a vari livelli. E uno dei nodi di questa intricata rete, secondo gli investigatori della polizia di Stato e i magistrati della locale Dda – che hanno fatto scattare il blitz con 35 arresti e un durissimo colpo sferrato ai clan cittadini – sarebbe un consigliere comunale in carica, Paolo David, accusato di voto di scambio e già coinvolto nella ‘Gettonopoli’ messinese, ex Pd, ora di Forza Italia, ritenuto un fedelissimo del parlamentare Francantonio Genovese, l’ex segretario del Partito democratico siciliano transitato tra gli azzuri e sotto processo per l’inchiesta sui ‘Corsi d’oro’ della formazione professionale.

Un patto che addenserebbe ombre sulle consultazioni comunali, regionali e politiche dall’ottobre 2012 al giugno 2013 che avrebbero subito gravi condizionamenti. Con consensi che sarebbero stati dirottati su candidati per il palazzo di città, l’Ars e Roma in cambio di favori.

Le cosche attive nei quartieri di “Camaro – San Paolo” e di Santa Lucia Sopra Contesse, avrebbero tenuto contatti con esponenti politici attraverso propri ‘ambasciatori’ che trattavano pacchetti di voti e affari. Chi indaga parla di “correlazioni” tra vertici e gregari delle cosche e “personaggi del mondo politico locale”, legami che “ostacolavano il libero esercizio del diritto di voto”.

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