Casal di Principe, coniugi pediatri arrestati: la condanna del vescovo Spinillo

di Livia Fattore

Casal di Principe – «Il problema, oramai, è sempre lo stesso: si è scelto di anteporre il danaro alla persona. Una scelta che si perpetua quando si dà spazio alla sanità privata che, spesso, guarda al guadagno, al profitto e non alla salute delle persone».

Monsignor Angelo Spinillo, vescovo della diocesi di Aversa, ma, soprattutto, vicepresidente della Commissione Episcopale Italiana, è visibilmente colpito dall’episodio venuto alla luce l’altro giorno a Casal di Principe, dove un pediatra e sua moglie (che si sarebbe improvvisata anch’essa medico) non hanno saputo diagnosticare, secondo i magistrati della procura della repubblica presso il tribunale di Napoli Nord in Aversa, un evidente tumore ad una neonata che è, poi, successivamente, deceduta a poco più di tre anni.

Spinillo non risparmia, nella propria disamina, un giudizio negativo sulla scelta di abdicare da parte della sanità pubblica a favore della sanità privata che ha, in molti casi, a suo avviso, obiettivi diversi da quello della tutela della salute dei cittadini o, almeno, la antepone al guadagno, al danaro. Lo stesso Spinillo dichiara, poi, di non aver dubbi sul fatto che un episodio del genere si sarebbe potuto verificare ovunque in Italia e solo per caso si sia verificato a Casal di Principe, al di là della particolare situazione socio-economica di questo centro dell’Agro Aversano che ha dato il nome al più famigerata clan camorristico, quello dei «casalesi».

«Siamo – ha continuato il vescovo normanno – di fronte ad un episodio che ci lascia sbigottiti, di fronte al quale non ci sono parole, soprattutto se si pensa che a pagare è stata una bambina. Le motivazioni? Il perché? Oramai l’unico valore che conta è il danaro e lo si antepone ad ogni altra cosa, compresa la vita umana. Una realtà che si registra quotidianamente e sempre con maggiore frequenza».

Nel caso concreto, a suo avviso, cosa ha permesso che un episodio come questo avvenuto a Casal di Principe possa essere avvenuto, possa essersi verificato?

«Non sempre le scelte che facciamo sono oculate e positive. Nel caso in questione ad essere sotto accusa il settore della sanità. Sempre più spesso, a causa dell’incapacità della sanità pubblica di far fronte ai bisogni di cure dei cittadini, si dà spazio alla sanità privata. Una scelta che viene anche da autorità molto in alto, ma che, a mio avviso, non soddisfa i reali interessi della collettività. Siamo, infatti, di fronte ad una scelta che non è certamente positiva perché il privato non ha quale suo fine primario la salute delle persone, ma il suo profitto e, allora, in qualche caso si può giungere al verificarsi di situazioni quale quella che stiamo commentando. Sarebbe necessario rivedere certe scelte».

Secondo lei è solo un caso che questo episodio, così triste si sia verificato a Casal di Principe, un luogo emblematico, con le sue peculiarità, o è stato proprio quella cornice sociale a farlo concretizzare, a facilitarne l’accadimento?

«E’ un episodio che si sarebbe potuto verificare a Casal di Principe come in ogni altra parte del Paese. Non credo che la particolare situazione di Casal di Principe possa avere facilitato il verificarsi di un caso simile, di aver fornito l’humus necessario. Si tratta di una situazione che è causata, come ho già detto, dal fatto che oramai il valore più importante è ritenuto il danaro. Del resto, purtroppo, episodi analoghi a questo di Casal di Principe si verificano ovunque, come la cronaca di tutti i giorni ci dimostra».

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