Gli agenti della Dia di Napoli hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni nei confronti dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Candurro, ritenuti appartenenti, in qualità di “intranei”, al sodalizio criminoso del clan Misso, gruppo camorristico radicato ed egemone nel quartiere Sanità di Napoli.
Le indagini hanno preso spunto dall’analisi di operazioni finanziarie sospette che hanno indotto gli investigatori ad approfondire la posizione patrimoniale di due soggetti che sono risultati storicamente legati al clan camorristico operante nel rione Sanità.
Dalle accurate investigazioni esperite, avvalorate anche da una rogatoria internazionale presso istituti bancari svizzeri, i Candurro sono risultati a pieno titolo esponenti di vertice del sodalizio criminoso (capeggiato da Giuseppe Missi, figura storica del gruppo camorristico ‘Misso’) che non solo risulta aver occupato militarmente e controllato la vita e l’organizzazione sociale del quartiere Sanità, ma è stato anche uno dei più importanti gruppi camorristici della città, in quanto, a partire dagli anni ‘80 e fino al 2000, ha determinato le strategie e gli assetti criminali di Napoli.
In particolare, Vincenzo Candurro, detto “Enzo ‘o barbiere”, titolare in origine di una barberia in via Anticaglia (nel centro storico di Napoli) e poi diventato il cassiere e uomo di fiducia del boss, è stato condannato per il delitto previsto dall’articolo 416 bis del codice penale, in quanto facente parte di una associazione per delinquere di tipo camorristico – promossa da Giuseppe Missi.
Il fratello Giuseppe, invece, è indiziato per aver impiegato in attività economiche denaro di provenienza delittuosa, riconducibile alle attività criminali realizzate dal clan Misso.
All’esito degli accertamenti patrimoniali effettuati, la proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale avanzata dal direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, è stata accolta dal Tribunale di Napoli che ha emesso il provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca, di 21 unità immobiliari, 8 società, una rivendita di tabacchi e valori bollati (sita nella provincia di Salerno), 20 tra autoveicoli e motoveicoli, 47 depositi bancari e 11 polizze assicurative, per un valore di oltre 10 milioni di euro.