Duro colpo al clan Lo Russo di Napoli, i cosiddetti “capitoni”, storicamente attivi a Miano, nelle zone limitrofe e nel quartiere Sanità, con l’arresto di 24 loro presunti esponenti, indagati a vario titolo per associazione di stampo mafioso, di associazione finalizzata al traffico di droga, estorsioni, detenzione di armi da fuoco, tentato omicidio e omicidio colposo.
A disporre le misure cautelari è stato il gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, mentre ad attuarle sono state la squadra mobile di Napoli, i carabinieri di Napoli Vomero e il Gico partenopeo.
Il blitz si fonda su indagini svolte soprattutto attenzionando Carlo Lo Russo, esponente di primo piano del clan che, tornato in libertà lo scorso luglio, è stato di recente messo nuovamente in manette dopo l’omicidio di Pasquale Izzi.
L’attività investigativa è avvenuta mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, sopralluoghi e sequestri. Sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine, oltre Carlo Lo Russo, anche vari soggetti strettamente connessi al suo nucleo familiare. È stato così possibile individuare il gruppo di fuoco del clan – alcuni membri del quale già detenuti dall’aprile scorso proprio per l’omicidio Izzi – nonché l’apparato estorsivo della famiglia camorristica ed il comparto dedito allo spaccio di droga. Quanto scoperto nei mesi scorsi ha anche trovato conforto in numerose dichiarazioni di collaboratori di giustizia sia interni al clan (tra cui i fratelli Salvatore e Mario) sia appartenenti a clan alleati.
Le indagini hanno permesso di ricondurre agli indagati un vero e proprio arsenale sequestrato nel gennaio scorso in via Janfolla. Inoltre si è fatto luce anche sugli autori dei tentati omicidi di Walter Mallo e Paolo Russo, quando lo scorso 21 marzo vennero trovati, nel Rione Don Guanella, 33 bossoli.
Altro particolare degno di nota emerso dalle indagini è la particolare efferatezza delle recenti azioni ad opera dei membri più giovani del clan. In un episodio due killer, mentre erano alla ricerca della loro vittima, investirono con lo scooter e uccisero una donna mentre attraversava la strada, che abbandonarono senza prestarle soccorso. La vittima aveva una sessantina di anni, e si chiamava Giovanna Paino.
Inoltre, è stato possibile ricostruire le modalità con cui il clan operava nel settore del racket. Esercizi commerciali, ambulanti e persino grosse catene erano costrette ad acquistare pane a prezzo maggiorato prodotto da forni facenti capo ai Lo Russo. Contestualmente alle misure cautelari, sono stati anche sequestrati panifici ritenuti riconducibili alla fazione camorristica.