I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Marsala, diretti dal tenente Federico Minicucci e della stazione di Petrosino, sotto la guida del luogotenente Andrea D’Incerto, al termine di un’articolata e prolungata attività d’indagine condotta sotto la direzione della dottoressa Antonella Trainito della Procura di Marsala ed effettuata con il fondamentale supporto tecnico-scientifico del Ris di Messina, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere emessa dal gip Francesco Parrinello, hanno tratto in arresto, per omicidio e soppressione di cadavere in concorso, Vito Signorello e Giuseppe Signorello, fratelli incensurati mazaresi, rispettivamente di 46 e 39 anni.
I due germani sono già ristretti entrambi presso la casa circondariale di Trapani, insieme a Ionut Stoica e Gheorghe Florian, cognati romeni incensurati di 26 e 27 anni, con cui erano stati tratti in flagranza di reato il 16 maggio scorso perché ritenuti responsabili in concorso di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, mentre i soli Signorello anche di detenzione illegale di arma da fuoco.
In particolare, infatti, nella prima mattinata di lunedì 16 maggio scorso, presso la Compagnia di via Mazara, si sono presentati 4 cittadini romeni che, in stato di agitazione, riferivano che nella precedente nottata, mentre stavano tentando di perpetrare un furto nella campagne site tra le contrade Samperi di Marsala e Fiocca di Mazara del Vallo, in alcuni terreni posti in prossimità dell’ex distilleria “Concasio”, venivano attinti da colpi di arma da fuoco, dandosi alla fuga.
Due di loro rimanevano lesi: Iliuta Dura, di 22 anni, che nonostante ferito alla gamba destra riusciva a fuggire, e Cristian Maftei, di 38 anni che invece rimaneva lì sul posto, forse perché più grave. Dura, pertanto, veniva portato presso il locale ospedale, mentre i suoi connazionali si recavano in caserma per avvisare di quanto accaduto.
Acquisite tali informazioni, la Centrale Operativa, oltre ad inviare dei militari dell’Arma presso il locale pronto soccorso al fine di accertare la veridicità del racconto e lo stato di salute del ferito, dirottava nei terreni indicati due pattuglie dell’Aliquota Radiomobile e della Stazione di Petrosino insieme a personale del Nucleo Operativo. Giunti sul posto, da Fiocca di Mazara del Vallo, i carabinieri individuavano 40 serre delle quali 39 erano coltivate con piante di marijuana di diversa grandezza.
Poco distante dalla piantagione, invece, insisteva una abitazione rurale, all’interno della quale veniva rintracciata ed identificata l’anziana proprietaria, la quale riferiva, spontaneamente, che quella azienda era riconducibile al marito deceduto ed ora, di fatto, gestita dai figli, Signorello Vito e Giuseppe, che dopo diversi minuti giungevano da Mazara del Vallo.
Quasi contestualmente, un’altra aliquota di militari dell’Arma individuava e perquisiva un’ulteriore proprietà dei fratelli Signorello, posta poco distante dalla piantagione di cannabis, dove venivano rintracciati ed identificati i cittadini romeni Stoica e Florian, risultati essere braccianti agricoli dell’azienda riconducibile ai Signorello.
A questo punto, i carabinieri procedevano ad un’accurata perquisizione dell’intera area che si concludeva con esito positivo. In un magazzino posto tra l’abitazione e le serre veniva rinvenuto: un altro cospicuo quantitativo di marijuana, già essiccata, pari a circa 33 chilogrammi, ben occultata, una pistola revolver carica, priva di marca, calibro 38, con 4 bossoli già esplosi e 3 proiettili ancora integri, oltre a 6 proiettili dello stesso calibro; mentre all’interno dell’abitazione, in una cassaforte, veniva trovato un fucile calibro 12, semiautomatico, marca Beretta, sottoposto a sequestro insieme alla pistola ed allo stupefacente.
Nell’effettuare il sopralluogo dell’area adiacente alle 40 serre, ed in particolare nella zona dove sarebbe avvenuta la sparatoria, i Carabinieri rinvenivano, altresì, a terra un coltello da cucina ed un paio di forbici, sicuramente utilizzate dai ladri per tagliare i teloni in nylon della serre.
Sempre a terra, in prossimità della prima serra e ad un paio di metri dall’abitazione, è stata rinvenuta e sequestrata una confezione di cartine per sigarette, poi accertata essere identica a quella trovata in possesso a Stoica Ionut, nonché un mozzicone di sigaretta ed un cellulare smartphone, riconosciuto come proprio dallo stesso cittadino romeno, che spontaneamente riferiva di averlo smarrito nei giorni precedenti.
Di conseguenza, i 4 fermati venivano condotti in caserma ed interrogati dal pubblico ministero di turno, assieme ai quattro cittadini rumeni che avevano tentato di derubarli. All’esito di tali atti, da un lato, uno dei due fratelli Signorello ammetteva sia la coltivazione della marijuana che la detenzione illecita della pistola, senza fare alcun riferimento alla sparatoria; dall’altro, i quattro cittadini romeni ricostruivano con dovizia di particolari le fasi dell’accaduto.
A seguito degli interrogatori, i due fratelli Signorello e i due operai romeni venivano tratti in arresto e condotti presso il carcere di Trapani San Giuliano, in attesa della convalida mentre i militari dell’Arma, sotto la guida della Procura della Repubblica di Marsala, proseguivano in maniera incessante le attività di indagine per cristallizzare la dinamica dell’intero evento delittuoso e per rintracciare Maftei Cristian, ancora irreperibile. Nei giorni successivi, infatti, venivano organizzate delle battute di ricerca, oltre ad attività più accurate di sopralluogo tecnico scientifico con una squadra dei Carabinieri del Ris di Messina.
Tali attività si sono rivelate determinati per l’esatta ricostruzione dei fatti: sia nelle serre – dove era stato rinvenuto il coltello – che sull’autovettura Alfa Romeo 156 utilizzata dai Signorello e sottoposta a sequestro, venivano rinvenute tracce di sangue. Forti di tali risultanze, gli inquirenti hanno insistito con gli arrestati, sottoponendoli a svariati interrogatori e cominciando ad ottenere prime ammissioni da parte di Stoica. In tale contesto, inoltre, domenica 22 maggio 2016, su indicazione di alcuni contadini, veniva rinvenuto in un appezzamento di terreno posto in contrada Biancolidda di Mazara del Vallo, a circa ottocento metri dall’azienda dei fratelli Signorello, il corpo di un uomo quasi totalmente carbonizzato.
Immediati rilievi tecnici da parte del personale del Nucleo Investigativo di Trapani consentivano di rinvenire, dopo la rimozione del corpo, alcuni oggetti, nonché porzioni di indumenti, successivamente riconosciuti dai familiari del Maftei. Le successive analisi svolte dal Ris Carabinieri di Messina sui campioni di Dna repertati decretavano che il cadavere rispondeva con assoluta certezza a quello di Maftei Cristian.
A questo punto, interrogati nuovamente i fratelli Signorello, per contestargli non solo le dichiarazioni del cittadino romeno Stoica Ionut, ma anche le innumerevoli risultanze investigative emerse dopo il loro arresto, non ultimo il rinvenimento del cadavere del Maftei, i due germani davano una limpida e più lineare ricostruzione dei fatti delittuosi: la notte tra il 15 e il 16 maggio 2016, Signorello Giuseppe si recava nell’azienda agricola ove, in concorso con il fratello Signorello Vito e la partecipazione dei due braccianti romeni Stoica Ionut e Florian Gheorge, coltivava una vasta piantagione di cannabis, per controllarla e prevenire i tentativi di furto già subiti nelle serate precedenti.
A tal fine, lo stesso si armava del fucile già appartenuto al padre e di una pistola calibro 38 illegalmente detenuta, con il chiaro intento di utilizzare dette armi per proteggere l’illecita coltivazione. Al suo fianco quella notte, vegliavano i due braccianti romeni, i quali, dopo essersi assopiti, venivano repentinamente risvegliati dal rumore di colpi di fucile esplosi proprio da Giuseppe Signorello all’indirizzo di ignoti che si erano avvicinati alle serre per trafugarne parte del contenuto.
Quest’ultimo, inoltre, con la canna rivolta verso la piantagione, aveva impugnato anche una pistola esplodendo altri quattro colpi in direzione delle voci. Direttosi, insieme ai due braccianti, verso il punto ove aveva percepito la presenza degli ignoti ladri, constatava la presenza del corpo di Cristian Maftei, deceduto a causa dei colpi da egli stesso esplosi.
Preso dal panico, contattava telefonicamente il fratello, il quale giungeva sul posto pochi momenti dopo. Insieme ordinavano ai due braccianti rumeni di trasportare il corpo in un campo adiacente e di bruciare il corpo per cancellare ogni traccia. Nonostante ciò, la tenacia investigativa dei militari dell’Arma ed i mezzi tecnico scientifici dei Ris di Messina consentiva di fare chiarezza su questo delitto ed ottenere il provvedimento restrittivo emesso dal gip di Marsala.
Con l’esecuzione di questa misura cautelate è stato confermato dallo stesso Procuratore facente funzione della procura della Repubblica di Marsala, Anna Sessa, che non vi è alcun collegamento tra tali fatti e quanto verificatosi in contrada Ventrischi il 31 maggio scorso, in cui ha perso la vita il Maresciallo Silvio Mirarchi.