Spagna, vincono i popolari di Mariano Rajoy: si lavora sul nuovo governo

di Redazione

Madrid – Il Partito popolare di Mariano Rajoy ha nuovamente vinto le elezioni e rispetto al 2015 ha ottenuto 7 milioni di voti in più (33 per cento circa), ottenendo 137 seggi, ma nemmeno questa volta alla Camera raggiunge la maggioranza assoluta, e cioè quota 176 seggi, necessaria per formare un esecutivo senza coalizioni. Rispetto alle elezioni del dicembre 2015, il Pp ottiene 15 seggi in più alla Camera (e 6 in più al Senato, dove ha conquistato la maggioranza assoluta con 130 seggi su 208).

I socialisti del Psoe di Pedro Sanchez, invece, hanno ottenuto il peggior risultato della storia del partito: persino peggiore di quello dello scorso anno, con 85 seggi rispetto ai 90 di sei mesi fa alla Camera.

Il Partito socialista spagnolo rimane comunque stabile al secondo posto. Il sorpasso atteso della coalizione Unidos Podemos non si è verificato e la coalizione di sinistra retrocede pur avendo ottenuto 71 seggi, e cioè due in più rispetto ai 69 del dicembre 2015. Al quarto posto gli arancioni di Albert Rivera, il cui partito Ciudadanos ottiene solo 32 seggi, otto in meno rispetto alla scorsa legislatura.

I risultati si mantengono quasi invariati rispetto a quelli del primo giro, anche se il rafforzamento dei popolari non lascia indifferenti. Nessuna delle combinazioni tra partiti offre una maggioranza assoluta per governare: l’unica sarebbe quella tra il Pp e il Psoe, un accordo molto difficile da raggiungere, soprattutto per via degli attriti tra i leader dei due partiti.

Il premier uscente si presenta ora alle trattative con gli altri partiti con una maggiore autorevolezza: quella del solo leader che ha vinto in queste politiche. Rajoy ha rivendicato che il partito più votato possa comunque governare, se non altro in minoranza.

Fra colpi di scena, dopo la pubblicazione del primo exit-poll che dava il partito post-indignado davanti al Psoe e il suo leader Pablo Iglesias in buona posizione per candidarsi a premier di un governo di sinistra, i risultati reali mano a mano hanno rovesciato il quadro politico.

Il Pp di Rajoy si rafforza rispetto a dicembre. Conquista infatti 14 deputati in più rispetto all’ultima tornata elettorale raggiungendo quota 137 su 350, con il 33% dei voti. In favore del partito del premier ha giocato un effetto Brexit, come sperava il premier uscente, spingendo una parte degli elettori a votare la “sicurezza” contro l’avventura di Podemos. Così i popolari vampirizzano anche il partito moderato emergente Ciudadanos, che scende da 40 a 32 seggi e al 13%. I socialisti, in leggera flessione a 85 deputati contro i 90 del Congresso uscente, con il 22,7%, si salvano però dal disastro annunciato dai sondaggi, che unanimi prevedevano il sorpasso di Podemos.

Il partito “viola” registra una forte delusione, dopo che le inchieste demoscopiche per settimane gli hanno fatto “toccare il cielo”, dando a un’ipotetica coalizione Podemos-Psoe guidata da Iglesias quasi la maggioranza assoluta. Il partito, alleato con Izquierda Unida, si ferma a 71 seggi, lo stesso risultato di dicembre.

Questi risultati del “secondo turno”, provocato dalla paralisi del Parlamento dopo le politiche di dicembre, senza maggioranze chiare e fra veti incrociati dei partiti, rischiano però di non risolvere il problema della governabilità del Paese. Rajoy ha continuato a proporre durante la campagna elettorale quanto ha sostenuto negli ultimi sei mesi, cioè una Gran Coalicion con socialisti e Ciudadanos che garantisca per quattro anni la stabilità del Paese in un quadro “europeo”. Il leader socialista Pedro Sanchez però finora ha risposto “no”. Da soli popolari e Ciudadanos, con il lsuo leader Albert Rivera pronto al dialogo col pp, non arrivano però alla maggioranza assoluta di 176 seggi del Congresso.

Il deludente risultato della sinistra rende più difficile il possibile tentativo di una maggioranza progressista Psoe-Podemos, che potrebbe però cercare di allargarsi ai nazionalisti baschi del Pnv (5 seggi) o ricercare l’astensione degli indipendentisti catalani di Cdc e Erc (17 deputati).

Il quadro rimane complesso e assai frastagliato. I quattro leader in campagna hanno detto di essere determinati ad evitare un nuovo ritorno alle urne. Le trattative però si annunciano difficili. E un terzo scrutinio, fra tre o quattro mesi, non appare impossibile.

Il Pp ha tuttavia conquistato la maggioranza assoluta nel Senato di Madrid con 130 seggi su 208, davanti a Psoe (43) e Podemos (16). Rispetto al Senato uscente il Pp cresce di 6 seggi, il Psoe ne perde 4. I senatori in Spagna non votano la fiducia al governo ma sono decisivi nelle riforme costituzionali.

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