Aversa, strutture abbandonate: un “bonus da 60 euro” per ogni cittadino

di Antonio Arduino

Aversa – Un bonus da almeno 60 euro spetterebbe ad ogni cittadino aversano per compensare lo spreco di denaro pubblico fatto dall’Ente Comunale acquistando e realizzando strutture lasciate poi all’abbandono e al degrado.

Anche se in linea di principio sarebbe possibile avviare un’azione legale in danno dell’Ente per malagestio del bene comune per la legislazione italiana utopia ma se fossimo negli Stati Uniti d’America sicuramente sarebbe possibile trovare qualche studio associato di avvocati pronto a chiamare in causa al Comune per ottenere il bonus dovuto ad ogni cittadino.

Perché se un ente locale, utilizzando le casse pubbliche che si riempiono con il denaro dei contribuenti acquista un immobile o realizza strutture destinate all’uso dei cittadini e poi non porta a compimento l’impegno, lasciando che queste strutture restino inutilizzate o male utilizzate siano oggetto di degrado, di sicuro è responsabile del danno prodotto a chi ha finanziato l’acquisto o la realizzazione.

Se così non fosse non si comprende perché il mancato o parziale utilizzo dei fondi europei comporta la perdita dei finanziamenti o la restituzione della parte non utilizzata. Del resto se un cittadino arreca danno ad una proprietà comunale viene sanzionato economicamente.

Così, se la legge è uguale per tutti, considerando che l’acquisto del padiglione Leonardo Bianchi del dismesso ospedale psichiatrico e il degrado che sta portando alla distruzione per deterioramento dovuto a cattiva gestione di parco Balsamo al parco Grassia strutture costate complessivamente alla collettività circa 3 milioni di euro sarebbe più che giustificato un’azione legale collettiva per ottenere un bonus di almeno 60 euro per ogni cittadino aversano.

Se fossimo negli Stati Uniti d’America certamente andrebbe così ma in Italia, e Aversa non fa eccezione, sprecare il denaro pubblico, perdere finanziamenti per gli amministratori locali è normale, tanto sono soldi che non escono dalle loro tasche ma soltanto da quelle dei cittadini. Gli stessi che devono contribuire, per legge, a sanare i debiti delle banche che falliscono per mala gestione.

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