E’ stato lo stesso 38enne che subito dopo la brutale aggressione ha chiesto aiuto e ha dato l’allarme: grazie alla descrizione degli aggressori che la vittima ha saputo fornire al telefono i poliziotti del commissariato di Polizia di Stato di Monza si sono messi subito alla caccia dei responsabili e hanno trovato uno dei due malviventi poco distante, a ridosso del Tribunale dove aveva raggiunto alcuni coetanei in un vicolo.
Le manette per L.M., 20 anni, erano scattate in flagranza di reato ma sull’identità del suo complice ai poliziotti il ragazzo non aveva voluto dire nulla. E’ stato proprio lui che il 10 gennaio, fermato mentre era ancora sotto l’effetto di droga e visibilmente alterato, aveva confessato il suo coinvolgimento e aveva accompagnato gli agenti in un vicolo poco distante dove, sul davanzale di una finestra, aveva abbandomato il portafogli dell’uomo svuotato dei trenta euro che conteneva che al 38enne sono costati una frattura e quaranta giorni di prognosi in seguito alle botte ricevute.
Per rintracciare il complice invece i poliziotti del commissariato di viale Romagna sono partiti dalle immagini riprese dalla telecamera di videosorveglianza e hanno incrociato i dati utili all’identificazione con le caratteristiche fisiche di alcuni ragazzi fermati nel corso di diversi controlli in centro nel periodo successivo ai fatti. Dopo aver concentrato i sospetti su un 17enne residente alle porte di Monza, i poliziotti si sono presentati nella sua abitazione e nel suo armadio hanno trovato gli abiti indossati quel 10 gennaio, compresa la cintura con cui aveva aggredito e colpito la vittima.
Il ragazzo, italiano, studente irrequieto figlio di genitori separati, inizialmente ha negato tutto dicendo di non essere stato a Monza la sera dell’aggressione ma alla fine, tra le lacrime, ha ammesso di essere proprio lui il giovane che impugna la cintura e colpisce il cameriere con una violenza bruta e che, spaventato, tra un colpo e l’altro, accenna la fuga. Forse spaventato più dall’aggressività dei suoi gesti che da una possibile reazione della vittima.
Adesso il ragazzo, minorenne all’epoca dei fatti, ha da poco compiuto 18 anni e dovrà affrontare un processo. Dopo un periodo di arresti domiciliari invece è ancora in attesa di giudizio il complice.