Oscar Pistorius è stato condannato a sei anni di reclusione per la morte della sua fidanzata, Reeva Steenkamp, uccisa il 14 febbraio del 2013. Lo ha deciso l’Alta Corte di Pretoria, in Sudafrica. In primo grado all’atleta erano stati inflitti cinque anni di carcere per omicidio colposo. Nel dicembre del 2015, però, la Suprema corte d’Appello ribaltò il verdetto cambiando l’imputazione in omicidio volontario.
La procura aveva chiesto una pena di 15 anni di detenzione, mentre la difesa aveva domandato che la condanna fosse convertita in lavori socialmente utili. Il verdetto è stato letto dal giudice Thokozile Masipa, dell’Alta corte di Pretoria, che ha definito Pistorius “un eroe caduto che ha perso la sua carriera”. Gli avvocati di Oscar Pistorius hanno detto che non faranno appello contro la sentenza.
“Ogni caso deve essere valutato in base ai suoi fatti in cerca di un equilibrio tra le circostanze personali dell’imputato, la gravità del reato, l’interesse della società così come quello della vittima del reato commesso – ha proseguito il giudice -. Tutti questi fattori sono stati presi in considerazione”.
Poco prima di pronunciare il verdetto, Masipa ha aggiunto che nel caso di Pistorius “le attenuanti hanno un maggior peso rispetto ai fattori aggravanti” e che “una pena detentiva lunga non servirà la giustizia”, sottolineando che “il recupero è possibile, ma dipenderà soprattutto dall’atteggiamento di Pistorius rispetto alla punizione impostagli”.
Subito dopo la sentenza, l’atleta ha abbracciato in lacrime la sorella ed è stato portato nelle celle del tribunale. Attualmente Pistorius scontava la condanna ai domiciliari a casa dello zio con il braccialetto elettronico.