Prete sgozzato, assalitore “pericoloso”: indossava bracciale elettronico

di Stefania Arpaia

Rouen – Le indagini avviate immediatamente dopo l’uccisione del prete sgozzato, martedì mattina nella chiesa di Saint-Etienne de Rouvray, a Rouen, hanno già condotto ad alcuni risultati.

Fonti di polizia hanno fatto sapere che i due uomini responsabili dell’attentato erano nati a Rouen, e una suora che è riuscita a mettersi in salvo ha dichiarato che i due, tra loro, parlavano in arabo.

Uno di loro era già noto alle forze dell’ordine. L’assalitore aveva infatti scontato un anno di prigione incriminato di associazione a delinquere di stampo terroristico, ed era tornato in libertà il 22 marzo scorso. La notizia è stata confermata da fonti giudiziarie citate da un’emittente locale francese. Dopo la sua scarcerazione, la Procura Nazionale Anti-Terrorismo avrebbe impugnato il provvedimento, ma senza alcun successo.

Pare che l’uomo, A.K., 19 anni, nel 2015, provò ad arruolarsi nella jihad in Siria ma fu bloccato alla frontiera turca e rimpatriato in Francia. All’uscita di prigione, il 22 marzo, era stato posto in libertà vigilata con il braccialetto elettronico. Poteva uscire di casa ogni giorno ma ad orari limitati: dalle 8.30 alle 12.30. 

Secondo il quotidiano “Le Figaro” il jihadista con il braccialetto elettronico era noto all’antiterrorismo e schedato con la “S”, riservata ai criminali di particolare pericolosità.

Fonti locali hanno fatto sapere che la polizia ha fermato, nelle ultime ore, un minorenne che era legato a lui. Alcuni familiari hanno raccontato che il giovane era cambiato dopo l’attentato a Charlie Hebdo. “Diceva che in Francia non poteva praticare tranquillamente la sua religione. Si esprimeva con parole che non gli appartenevano. Era stato stregato, come in una setta”, hanno dichiarato sottolineando la sua continua frequentazione di una moschea locale.

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