“Sono stato io ad alzare quella paletta. Ho dato il via. Adesso mi buttano tutti la croce addosso, ma non è stata solo colpa mia”. Queste le poche parole che arrivano da Vito Piccarreta, capostazione di Andria, ora indagato per lo scontro tra i due treni in Puglia che ha causato 23 morti (guarda articolo e video).
Chi lo conosce lo descrive come sconvolto: “Non mangia, non dorme, continua a pensare a quell’istante che ha cambiato per sempre la sua vita”, racconta un’amica. “E’ schiacciato dal peso di tutta quella gente morta in un modo orribile – prosegue la donna, come racconta il “Corriere della Sera” -. Ha sempre fatto il suo lavoro con coscienza, lasciatelo stare”. “E’ una persona garbata e perbene, padre di famiglia e marito affettuoso, non un pazzo, ma un serio lavoratore”, gli fa eco un altro conoscente.
“Siamo vittime anche noi. – ha detto invece la moglie, Giuseppina Piccarreta – Soffriamo con quelle famiglie che hanno perduto i loro cari. Non può cascare tutto sulle nostre spalle”.
Piccarreta non fa mistero di quello che è accaduto: “È vero, quel treno non doveva partire. E quella paletta l’ho alzata io: non sapevo che da Corato stesse arrivando un altro treno, per questo ho dato il via libera”, spiega, così come ha confermato ai funzionari che stanno conducendo l’inchiesta interna. A loro ha provato a spiegare che quella era stata una giornata complicata, i treni che portavano ritardo, c’era stata l’aggiunta di un treno supplementare e dunque in quel lasso di orario era previsto l’arrivo di tre treni e non dei soliti due, i macchinisti che assemblavano nuove vetture per sopperire il ritardo.
Il capostazione di Andria ha perso un amico, Pasquale Abbasciano, uno dei macchinisti morti nello scontro. “Era uno di noi”, racconta fuori dalla chiesa Cataldo Angione, uno dei colleghi, che su Piccarretta commenta: “Vito è persona seria e scrupolosa. Grandissima esperienza. Ma sotto pressione, come sono i nostri colleghi negli ultimi tempi, è più facile sbagliare”. Dicono gli amici e colleghi alla stazione di Andria, dove l’azienda ha dato loro la consegna del silenzio: “Non dovete chiedere a Vito perché ha alzato quella paletta ma a qualcun altro perché non è in grado di controllare il nostro lavoro. Noi guidiamo treni. Non siamo piloti di aereo”.