Donald Trump è ufficialmente candidato alle presidenziali per il partito repubblicano. Nel suo discorso di “accettazione” l’imprenditore americano non ha risparmiato nessuno, gettando veleno su tutti, in primis sulla sua nemesi Hillary Clinton.
“Questa convention si svolge mentre l’America è in crisi. La polizia è sotto attacco, il terrorismo minaccia il nostro modello di vita. C’è violenza per le strade, caos nelle nostre comunità”.
La sua inesperienza politica e i suoi passati problemi con la legge (per accuse di frode) non lo hanno di certo fermato: Trump oggi è il rappresentante dello stesso partito che fu di Abraham Lincoln, Teddy Roosevelt e Ronald Reagan.
“Aumentano gli omicidi. – ha dichiarato, fuoriuscendo da ogni concezione “politically correct” – Entrano sempre più numerosi gli immigrati clandestini. Gli afro-americani e i latinos sono più poveri oggi di quando Obama divenne presidente. I redditi delle famiglie sono più bassi che nel 2000. Il nostro deficit commerciale è ai massimi storici, 800 miliardi annui. Obama ha raddoppiato il nostro debito pubblico eppure le nostre strade cascano a pezzi, i nostri aeroporti sono da Terzo mondo. All’estero l’America è stata umiliata. Il mondo è meno sicuro e meno stabile. Tanto più, dopo che Obama mise Hillary Clinton alla guida della nostra politica estera: i suoi errori sono stati sottolineati anche da Bernie Sanders”.
Il bilancio che lui traccia dei quattro anni di Hillary alla testa del Dipartimento di Stato è terribile. Trump ha ripetuto anche il suo slogan “American first”, l’America per prima, proprio in un momento in cui la crisi globale sta portando paradossalmente a sentimenti di forte nazionalismo.”Con me, il popolo americano tornerà ad essere il primo. Renderò sicuri i nostri confini, vi proteggerò dal terrorismo. Grazie alle mie riforme economiche aggiungeremo milioni di posti di lavoro e migliaia di miliardi di nuova ricchezza”.
Trump non ha peli sulla lingua neanche sul capitalismo americano accusandolo di essere “truccato”, di essere “venduto agli interessi delle grandi lobby”. La promessa di Trump: “Io sarò la vostra voce. Io ho abbracciato madri che hanno perso i figli perché i nostri politici si facevano i propri interessi invece del bene comune. Io non sopporto l’ingiustizia, non tollero l’incompetenza”. L’argomentazione è classica: io non posso essere corrotto, non sono in vendita perché sono già ricco.
E giù con gli attacchi a Hillary: “Quando un segretario di Stato cancella 33.000 email per nascondere i propri crimini all’autorità giudiziaria, mente e resta impunita, vuol dire che la corruzione del nostro paese ha raggiunto livelli mai visti”. Secondo Trump, l’eredità della Clinton si può riassumere in tre aggettivi: “Morte, distruzione, debolezza”.
Il repubblicano promette, inoltre, di chiudere immediatamente le frontiere all’immigrazione “da qualsiasi paese compromesso col terrorismo”. In generale “ammetterò in America solo individui che sostengono i nostri valori e amano il nostro popolo”. “Non gli assassini e i violentatori che allignano tra i clandestini”, ribadisce il candidato citando i genitori di tre bambini uccisi da stranieri: Mary Ann Mendoza, Sabine Durden, Jamiel Shaw.
Segue un attacco al Nafta, il trattato di libero scambio che segnò l’inizio della globalizzazione un quarto di secolo fa: firmato da Bill Clinton allora presidente. “Io riporterò i posti di lavoro qui nell’Ohio, qui in America”. Fra le promesse: una drastica semplificazione della normativa fiscale, l’abbassamento delle tasse su quasi tutti, e un maxi-piano di investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture. Sarà abrogata la riforma sanitaria di Obama. Alla destra religiosa, che Trump ringrazia per il supporto, lui promette che il posto vacante alla Corte suprema lo riempirà con un giudice dalle sicure credenziali ultra-conservatrici (cioè antiabortista e pro-armi). Conclude con i suoi slogan preferiti: “Rifaremo l’America forte come una volta, orgogliosa come una volta, sicura come una volta”.