Aversa – La vecchia stazione dell’Alifana rischia di essere trasformata in ristorante e bar e la città si ribella tanto che nella giornata di ieri dall’ufficio urbanistica è giunto un provvedimento di sospensione dei lavori in autotutela per meglio capire i contorni della vicenda che parte da una scia, una richiesta di ristrutturazione dell’edificio e dei depositi attigui, che non si è capito bene se risalga al 2012 o al 2015. Una perplessità che è causata dalle notizie riportate sulla tabella apposta per descrivere i lavori come per legge. Ed è stato proprio questa inconcludenza a portare il dirigente dell’ufficio Uurbanistica a determinare la sospensione dei lavori come lo stesso sindaco Enrico De Cristofaro ha confermato.
“C’è stata – ha dichiarato il primo cittadino – una richiesta di accesso agli atti. Gli uffici deputati hanno riscontrato che vi sono alcune cose che non erano chiare nella tabella esposta e, in via di autotutela, per il momento, è stata adottata questa decisione interlocutoria”.
“L’autorizzazione – ha continuato il sindaco – è del 2015, ma controlleremo la legittimità perché la legalità è un nostro punto di forza. Proprio in relazione a questo episodio ho anche chiesto all’ufficio di rivedere le richieste simili non prese in considerazione in precedenza per assicurare un uguale trattamento per tutti i cittadini”.
La vicenda è iniziata da una segnalazione di Domenico Napolitano, già vicino al M5S, che ha lanciato una campagna mediatica sui diversi sociali dando vita anche ad un hashtag dal titolo “identità e appartenenza non hanno prezzo e non sono soggette a licenza edilizia”.
Da quanto si è appreso, la struttura è di proprietà di Metrocampania (ente strumentale pubblico) che, a sua volta, fa capo alla Regione Campania. Nel giugno del 2015 la Metrocampania concede la stazione della vecchia ferrovia Napoli – Piedimonte d’Alife e alcuni locali annessi a supporto del parcheggio n locazione alla società Mcne già in attività dal 2010. Quegli immobili sarebbero oggetto di un permesso a costruire del 2012 che, di conseguenza, sarebbe già scaduto. Tra le altre cose mancherebbe, come da più parti sottolineato, anche il cambio di destinazione d’uso dei locali che, ricadendo nel centro storico, non solo sottostanno a particolari regole per il cambio di utilizzo, ma devono rispettare le previsioni del Piano di Recupero del Centro Storico cittadino.
Ovviamente, come avviene sempre in questi casi, la polemica non è solo squisitamente tecnica, ma avrebbe (il condizionale è d’obbligo) anche risvolti politici. Ad essere interessato alla ristrutturazione e al recupero dell’immobile che, in parte, ha segnato la storia della città e contrassegnato la vita di tanti aversani che nei decenni scorsi hanno utilizzato quella che veniva chiamata “La Piedimonte” dal nome della stazione di arrivo della linea che iniziava a Napoli in piazza Carlo III. Dall’altro lato non manca chi fa notare che, in ogni caso, l’immobile era fatiscente e che da oramai poco meno di quarant’anni non veniva più utilizzato, essendo stato completamente abbandonato da Metrocampania e dalla stessa Regione Campania. Una sorte analoga ha colpito anche il tracciato dell’Alifana che in molti casi è stato occupato, anche nell’agro aversano, da costruzioni abusive.