Puzza, “blitz” di Arpac e Comune di Gricignano alla Ecotransider: “Rilevate criticità”

di Giuseppe Della Gatta

Gricignano – È giunto a sorpresa, nella mattinata di ieri, il sopralluogo dei tecnici dell’Arpac, congiuntamente ai tecnici del Comune di Gricignano, presso l’impianto Ecotransider, ormai da tempo sospettato di essere fonte dei miasmi notturni.

Alle ore 10.30 di lunedì 29 agosto, sono giunti allo stabilimento di via della Stazione, nella zona industriale di Gricignano, gli inviati Arpac Angelo Caputo e Francesco del Piano, accompagnati dall’architetto Anna Cavaliere, dirigente dell’Area tecnica comunale, dall’ingegner Silvestro Treviglio e dal sovrintendente della Polizia municipale, Raffaele Silvestri.

Appena giunti sul posto sono iniziati i rilievi di sopralluogo a cui ha assistito, per parte della Ecotransider, il direttore tecnico dell’impianto, Giosuè Monda.

Il sopralluogo ha fatto chiarezza sulla gestione dei rifiuti nell’impianto, e da quanto è stato rilevato sono numerose le criticità presenti. In primis, come si evince dal verbale dell’Arpac, la ditta non è riuscita ad esibire ai tecnici il report sullo stato attuale delle giacenze dei rifiuti, né tantomeno la movimentazione in entrata e in uscita delle ultime due settimane di questi ultimi, nonché il registro di carico e scarico.

In mancanza dei registri, i tecnici hanno proceduto, almeno per alcune tipologie di rifiuti, alla misurazione diretta con lo sviluppo della cubatura e delle tonnellate. Dalle rilevazione è dunque emerso che sono diverse le aree di stoccaggio utilizzate in modo difforme a quanto previsto dalla planimetria autorizzata e fornita dalla ditta stessa.

Nello specifico c’è da menzionare che è stato rilevato nel primo tratto un cumulo di circa 250 tonnellate, che i tecnici hanno definito “simil terreno con presenza di elementi estranei a livello granulometrico”. Riguardo a tale cumulo la ditta non ha dato spiegazioni riguardo la sua provenienza.

Un’area di stoccaggio, individuata come ex Mps (Materie prime e seconde, costituite da scarti di lavorazione delle materie prime, ndr.), è occupata da un cumulo di rifiuti di altezza superiore ai 5 metri. Tali rifiuti sono stati individuati dalla ditta con la sigla Cer 191212, ovvero come rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti contenenti sostanze pericolose. Questa tipologia di rifiuto è stata stoccata anche in altre aree dell’impianto, come in cassoni di diversa grandezza, e in un cumulo superiore ai 5 metri posto all’interno di un capannone.

Proprio riguardo al capannone dal verbale leggiamo che “quest’ultimo occupa un’area di 540 metri quadri, che moltiplicata per l’altezza per l’altezza media del cumulo, circa 8,5 metri, sviluppa una cubatura di 4.590 metri cubi, pari a 3.672 tonnellate”.

Complessivamente, i tecnici hanno contato circa 6mila tonnellate di rifiuti catalogati con la sigla Cer 191212, e tale quantitativo supera, da solo, il limite previsto dal decreto di autorizzazione che prevede un limite di 3.500 tonnellate di rifiuti non pericolosi. A questi rifiuti, ovviamente, si aggiungono altre 5mila tonnellate tra umido e pericolosi.

In un’altra area dello stabilimento, dedita allo stoccaggio dei rifiuti pericolosi in cassoni chiusi e a tenuta, è stato invece rilevato un cumulo di 574 tonnellate di traversine ferroviare, catalogato come rifiuto pericoloso.

Nella Zona A dell’area di stoccaggio è stato poi rilevato al di sopra di un cumulo di rifiuti ferrosi, un cumulo più piccolo, che è apparso ai tecnici come materiale terroso. Al riguardo il direttore tecnico ha riferito che si tratta di limature e trucioli di materiali ferrosi ma questi ultimi non sono previsti tra i rifiuti “stoccabili insieme” nella zona A.

Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, vi è da riferire che la ditta non ha fornito le giacenze, e questi ammontano a circa 1100 tonnellate di rifiuti definiti secondo le sigle come “miscele bituminose contenenti catrame di carbone”, che sono stoccati in cassoni scarrabili aperti. Oltretutto questi rifiuti pericolosi sono stoccati in area diversa da quella prevista.

Dal sopralluogo e dalle analisi effettuate al momento dai tecnici si evince, dunque, una saturazione dell’impianto, che supera di molto i limiti imposti dalle autorizzazioni.

Per quanto riguarda la situazione dei miasmi, per i quali la EcoTransider ha provveduto all’installazione di uno scrubber, c’è da dire che quest’ultimo è risultato in funzione, ma l’assenza di un contatore terzo ha impedito la verifica del funzionamento dei filtri.

Ovviamente la presenza di questi rifiuti, pericolosi e non, sul piazzale dello stabilimento, ha posto il problema relativo allo scarico delle acque reflue. Da quanto esposto dalla ditta, l’azienda è dotata di un impianto di depurazione progettato per trattare i primi 5 mm di pioggia che cadono sul piazzale. Ma è opportuno indicare che le acque che interessano la percolazioni di tali rifiuti arrivano ad interessare l’impianto molto oltre il tempo previsto per i 5mm di pioggia.

Ai risultati dell’ispezione che ha messo in luce tali criticità, ha dato risposta proprio il direttore tecnico dell’impianto, Giosuè Monda, che ha dichiarato, per parte della Ecotransider, che la mancanza dei documenti richiesti era dovuta all’assenza del personale addetto, e dunque la ditta non è riuscita a procurarli nell’immediatezza. Monda ha poi dichiarato la disponibilità alla produzione di tali documenti richiesti nelle successive 24 ore, unitamente al registro di carico e scarico.

Sempre il direttore tecnico ha poi dato spiegazione riguardo le criticità rilevate e ha riferito che bisogna osservare che l’area individuata come ex Mps non è del tutto occupata dai rifiuti siglati come Cer 191212 ma solo parzialmente e che questi sono il prodotto della lavorazione di rifiuti classificati come speciali, ma non pericolosi. Il cumulo di trucioli ferrosi è stato sottoposto a processo di lavorazione di recupero e reso materia prima.

In merito all’ispezione e alle relative conseguenze amministrative-penali, la Ecotransider procederà nell’inviare controdeduzioni al verbale redatto dai tecnici Arpac, notificando il tutto anche alle autorità.

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