“È nostra intenzione chiedere l’accesso al patteggiamento, ma questo non significa che la mia assistita abbia cambiato idea sull’innocenza del proprio fidanzato di allora”. Lo ha riferito l’avvocato Costantino Catapano, difensore di Rosaria Patrone, la 24enne di Somma Vesuviana (Napoli) accusata di favoreggiamento nell’indagine sul duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone, Teresa Costanza, 30 anni, e Trifone Ragone, 28, per il quale dal marzo scorso si trova in carcere, a Belluno, Giosuè Ruotolo, militare di 27 anni e collega di una delle vittime.
“La nostra strategia non è cambiata – ha aggiunto Catapano – non abbiamo mai parlato di accuse infondate circa le azioni esercitate nei confronti delle amiche, ma solo per il favoreggiamento nel duplice omicidio, circostanza che è ormai stata appurata anche nel corso dell’udienza del Riesame”.
“Lo sbaglio di Rosaria – ha spiegato il legale – è stato quello di non voler far trapelare che Ruotolo aveva attivato un profilo social utilizzando una postazione della caserma di Cordenons in cui lavorava. Per quest’unico motivo, la ragazza ha chiesto alle amiche di non farne menzione con gli investigatori, perché non voleva che la circostanza potesse creare disagio a Ruotolo. Un comportamento superficiale e, se vogliamo, nemmeno da considerare reato, in relazione al profilo dell’elemento psicologico che sta alla base di questa richiesta, ma abbiamo pensato che Rosaria, che si è appena laureata in Giurisprudenza, meritasse di uscire da questa vicenda giudiziaria al più presto: per questo, a settembre, sottoporremo l’istanza di patteggiamento, sperando che venga accolta”.
Rosaria Patrone con ogni probabilità verrà chiamata a testimoniare al processo contro Ruotolo, che inizierà il 10 ottobre prossimo a Udine. “Siamo persuasi che accusa o difesa chiederanno di ascoltarla: in quel caso, sarà un’audizione assistita dall’avvocato, in quanto è imputata di reato connesso”, ha precisato il difensore.
Catapano ha ribadito che “nelle sue azioni Patrone non ha mai pensato di poter favorire un assassino, tanto che ancora oggi è persuasa che Giosuè sia un bravo ragazzo e che le accuse che lo riguardano cadranno all’esito del processo. Rosaria e Giosuè, da quando egli è in carcere, non si sono mai più sentiti, in alcun modo o forma: non è una questione che mi riguarda essere messo a conoscenza dei sentimenti che legano i miei assistiti ad altre persone ma possiamo dire che la relazione è per così dire quantomeno interrotta, tacitamente, di fatto. Non ho parlato di questo con Rosaria, ma una ragazza di 24 anni ha il diritto di poter riabbracciare la vita, uscendo da questa vicenda patteggiando per questa leggerezza – ha concluso – che l’ha spinta a fare pressioni perché non venisse riferita una circostanza che non pensava nemmeno avesse tutta questa rilevanza”.