Il sogno di Irma Testa si ferma ai quarti di finale: la 18enne di Torre Annunziata, impegnata nella categoria dei leggeri, lascia per la prima volta l’Italia a bocca asciutta in fatto di medaglie nella categoria boxe. Il tricolore trionfa da Atlanta 1996.
La Testa è stata sconfitta dalla francese Mossely, iridata in carica, con un verdetto unanime in tutte le riprese. È ancora una volta, seppur senza le vette dell’assurdo raggiunte con Russo, almeno per il primo round l’angolo tricolore può recriminare, perché il match è in equilibrio, con la transalpina, più bassa, che viene avanti e prova a pressare e Irma a girarle attorno con gambe rapide e colpi lunghi. Alla fine, la Testa lascia il ring in lacrime e con pochissime parole: “All’inizio, pensavo di essere davanti, chissà quando mi ricapiterà un’occasione così, sono giovane, è vero, ma chissà cosa succederà tra quattro anni, quattro anni sono lunghi. La mia Olimpiade era già questa”.
Il c.t. delle donne Emanuele Renzini, pur deluso, ha comunque parole di zucchero per la sua allieva: “Purtroppo, Irma ha avuto una lombalgia a un mese e mezzo dai Giochi e si è allenata a singhiozzo. Lo si è visto sul ring, con la Mossely aveva vinto a Samsung quattro mesi fa, ma oggi non era la stessa, non aveva quel ritmo proprio perché la preparazione non era al top., anche se il mach è stato più vicino di quanto abbiano visto i giudici. In ogni caso la Testa è un grande talento, potrà vincere le prossime tre Olimpiadi, anche se è vero che le occasioni vanno prese quando capitano e lei poteva vincere già qui una medaglia, anche perché tutte le favorite sono i sire. Peccato, ci voleva un po’ più di fortuna”. Per il presidente federale Brasca, “non si può nascondere che per tante ragioni il bilancio è assolutamente negativo, ma si può ricostruire”, mente il c.t. Bergamasco ammette che “una grande generazione è arrivata al termine, i ricambi ci sono ma vanno stimolati, era inutile portare ragazzi che per esperienza e incontri sostenuti erano troppo lontani dal livello dei titolari. Soprattutto, bisognerà adeguarsi in fretta al nuovo tipo di pugilato che richiedono i nuovi verdetti”.
Il sogno di Irma Testa si ferma ai quarti di finale: la 18enne di Torre Annunziata, impegnata nella categoria dei leggeri, lascia per la prima volta l’Italia a bocca asciutta in fatto di medaglie nella categoria boxe. Il tricolore trionfa da Atlanta 1996.
La Testa è stata sconfitta dalla francese Mossely, iridata in carica, con un verdetto unanime in tutte le riprese. È ancora una volta, seppur senza le vette dell’assurdo raggiunte con Russo, almeno per il primo round l’angolo tricolore può recriminare, perché il match è in equilibrio, con la transalpina, più bassa, che viene avanti e prova a pressare e Irma a girarle attorno con gambe rapide e colpi lunghi. Alla fine, la Testa lascia il ring in lacrime e con pochissime parole: “All’inizio, pensavo di essere davanti, chissà quando mi ricapiterà un’occasione così, sono giovane, è vero, ma chissà cosa succederà tra quattro anni, quattro anni sono lunghi. La mia Olimpiade era già questa”.
Il c.t. delle donne Emanuele Renzini, pur deluso, ha comunque parole di zucchero per la sua allieva: “Purtroppo, Irma ha avuto una lombalgia a un mese e mezzo dai Giochi e si è allenata a singhiozzo. Lo si è visto sul ring, con la Mossely aveva vinto a Samsung quattro mesi fa, ma oggi non era la stessa, non aveva quel ritmo proprio perché la preparazione non era al top., anche se il mach è stato più vicino di quanto abbiano visto i giudici. In ogni caso la Testa è un grande talento, potrà vincere le prossime tre Olimpiadi, anche se è vero che le occasioni vanno prese quando capitano e lei poteva vincere già qui una medaglia, anche perché tutte le favorite sono i sire. Peccato, ci voleva un po’ più di fortuna”. Per il presidente federale Brasca, “non si può nascondere che per tante ragioni il bilancio è assolutamente negativo, ma si può ricostruire”, mente il c.t. Bergamasco ammette che “una grande generazione è arrivata al termine, i ricambi ci sono ma vanno stimolati, era inutile portare ragazzi che per esperienza e incontri sostenuti erano troppo lontani dal livello dei titolari. Soprattutto, bisognerà adeguarsi in fretta al nuovo tipo di pugilato che richiedono i nuovi verdetti”.