Aversa, riconosciuti i debiti fuori bilancio: “fuochi d’artificio” in Consiglio

di Antonio Arduino

Aversa – Comincia con un minuto di silenzio per commemorare le vittime del terremoto che ha colpito il Centro Italia la seduta del Consiglio comunale di Aversa dedicata al riconoscimento dei debiti fuori bilancio.

Poi subito scoppiano i “fuochi d’artificio” sul primo punto all’ordine del giorno relativo alle mozioni, dando la sensazioni che il Consiglio non sia una discussione su problematiche comuni finalizzate a salvaguardare gli interessi dei cittadini di cui, va ricordato, fanno parte anche i componenti del consiglio, a partire dal sindaco Enrico de Cristofaro.

Ad aprire le danze il consigliere Paolo Santulli, protagonista di un botta e risposta con il primo cittadino sulla presunta inerzia dell’amministrazione dimostrata nella vicenda che vedrà Aversa probabilmente perdere il finanziamento per la realizzazione della pista di atletica. In realtà, come affermato dal sindaco, l’amministrazione non solo non è stata inerte ma avrebbe fatto di più, perché si sarebbe preoccupata di chiedere la proroga dei termini per il finanziamento e avrebbe nominato un tecnico per la realizzazione della pista. Fatti che, comunque, Santulli ha contestato perché effettuati solo a seguito delle sue sollecitazioni e non per autonoma volontà di garantire le priorità della cittadinanza.

A seguire una serie di attacchi arrivati da Maria Grazia Mazzoni, esponente del Movimento 5 Stelle, che ha chiesto perché si sia aspettato tanto per presentare i debiti fuori bilancio. Alfonso Golia del Pd – dopo aver garbatamente bacchettato chi ha decisa la data è l’ora del Consiglio comunale in modo che coincidesse esattamente con data e ora del matrimonio dell’ex candidato sindaco del Pd Marco Villano, obbligandolo a scegliere fra il partecipare alle nozze dell’amico e collega di partito o al Consiglio comunale – ha segnalato come fra i debiti fuori bilancio non ne fossero stati inseriti alcuni diventati esecutivi ad opera di sentenza e che, di conseguenza, comporteranno un pagamento maggiore per l’amministrazione, essendo tenuta a coprire anche gli interessi accumulati per il ritardato pagamento.

Inoltre, Golia, al quale ha fatto eco Gianpaolo Dello Vicario, ha chiesto perché fossero stati posti all’attenzione del Consiglio solo 600mila euro e non tutti i debiti fuori bilancio ammontanti ad oltre 2 milioni e 600mila euro certificati dalle diverse aree. Domande logiche alle quali si sono aggiunte polemiche di tipo personale fra consigliere e sindaco che sarebbero state fatte attraverso la stampa. Dimostrando una sorta di mancanza di volontà di confronto diretto come deve avvenire solo in consiglio comunale.

A chi sottolineava la ritardata istruzione di debiti datati, quasi a voler significare una sorta d’interesse a provocare lo stesso ritardo, creando così la premessa per la prescrizione o l’inappellabilità, il dirigente Serpico ha chiarito l’obiettiva difficoltà a reperire la documentazione necessaria a istruire debiti datati, e si parla di debiti certificati nel 2012, ma ce n’è anche uno del 2004. Così sono stati istruiti solo i più recenti arrivati nel suo ufficio subito dopo la nomina a responsabile del settore. Cosa che, però, non significa che non verranno istruiti tutti gli altri, giacché il sindaco ha dichiarato che “stiamo lavorando per azzerare i debiti fuori bilancio ed intendiamo farlo in tempi brevi per risolverli e non penalizzare ulteriormente i cittadini aversani con il pagamento di altri interessi”. Un impegno che potrebbe essere rispettato entro la fine del mese di settembre. Fatte salve queste ed altre bordate.

Arricchiti da battibecchi e minacce di uscita dall’aula da parte della minoranza, priva di Villano e Capasso, tutti i punti all’ordine del giorno sono stati approvati con il voto della maggioranza, come è stata approvata una richiesta del sindaco di rimandare ad altro consiglio uno dei debiti del settore Affari generali per il quale era stata prevista la votazione, essendo arrivata giusto nella mattinata una decisione del giudice che impone un’ulteriore riflessione da parte dell’Ente locale.

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