A Sant’Arpino dopo la pausa estiva, domenica prossima, 18 settembre, presso il seicentesco Palazzo Ducale “Sanchez de Luna”, riprendono gli appuntamenti della rassegna letteraria “Sulle Orme del Cantor d’Enea” – giunta alla VI edizione – che vede confluire nel centro atellano alcuni fra i più interessanti autori del panorama culturale nazionale e campano.
La manifestazione, ideata e promossa dalla Pro Loco con il patrocinio del Comune di Sant’Arpino, domenica mattina propone un incontro con Isaia Sales che parlerà della sua ultima fatica editoriale “Storia dell’Italia Mafiosa – Perché le mafie hanno avuto successo”.
Intenso il programma della mattinata che si avvale della collaborazione anche della Rassegna di Teatro Scuola “PulciNellaMente” e del “Collegamento Campano contro le camorre per la legalità e la nonviolenza – G.Franciosi”.
Dopo i saluti istituzionali di Aldo Pezzella, presidente della Pro Loco, e del sindaco Giuseppe Dell’Aversana, il dibattito, moderato da Elpidio Iorio giornalista e direttore della Rassegna PulciNellaMente, sarà introdotto dal blogger Salvatore Legnante.
Successivamente si confronteranno con l’autore, Leandro Limoccia, docente della Sun e presidente del “Collegamento Campano contro le camorre” per la legalità e la nonviolenza – G.Franciosi”, Lorenzo Fiorito, direttore della Fondazione AdAstra che si occupa anche di legalità e iniziative di contrasto al malaffare, ed il magistrato Nicola Graziano.
Un’importante occasione di dibattito, dunque, per i cittadini del comune atellano: il professor Sales, ordinario al Suor Orsola Benincasa della cattedra di Storia delle Mafie, è infatti unanimemente considerato tra i massimi conoscitori dei fenomeni mafiosi, e dei rapporti intercorsi tra poteri criminali ed istituzionali nel secolo e mezzo di storia unitaria del nostro paese.
Il libro “Storia dell’Italia mafiosa” indaga a fondo e con rigore scientifico tutte le dinamiche che hanno consentito alle tre storiche organizzazioni criminali (mafia, camorra e ‘ndrangheta) di perpetrare nel tempo il proprio successo, seguendo schemi simili per imporsi come contro-poteri in grado di confrontarsi con le istituzioni ufficiali dello Stato italiano.
Lo studio portato avanti dallo storico campano, inoltre, consente di comprendere chiaramente quali siano le colpe di quei settori istituzionali che hanno sottovalutato, o peggio ancora mostrato collaborazione con le mafie, e fa chiarezza sulle tante interpretazioni culturaliste (familismo amorale, omertà) che spesso hanno colpevolizzato le popolazioni meridionali, principali vittime del giogo mafioso.