Una situazione economica difficile ha messo in ginocchio Gigi D’Alessio immerso nel tunnel dei debiti: il cantante sarà costretto a fare concerti per 15 anni per estinguerli tutti.
Una situazione che ha compresso anche dei rapporti di profonda, come quello con Valeria Marini che è stata costretta a pignorarlo per un prestito da 200mila euro mai restituito. Situazione questa, per cui la prossima settimana, dovrebbe essere firmato un accordo che prevede un acconto di 30mila euro e rate mensili da 5mila euro.
A questi si allegano poi i debiti contratti conUnicredit, Popolare Milano, Mps e altre banche creditrici. O la coda in Cassazione per la Ferrari California cabrio (leasing Unicredit, libretto falso fornito dal broker venditore) o la transazione da 300 mila euro con la Bmw per un’altra supercar.
Ma a chi è da attribuire il tracollo finanziario del cantante napoletano? Sicuramente ad affari ed investimenti sbagliati. Uno tra tanti, il progetto fallito di riportare il marchio Lambretta in Italia, con Giovanni Cottone, ex marito proprio della Marini.
“Prima di trovarmi, anzi di mettermi, in questa situazione, — sospira — ero l’uomo più sereno del mondo. Canterò e farò concerti a lungo perché sono felice quando riesco a dare emozioni. E pazienza se almeno per i prossimi 15 anni canterò anche per pagarmi i debiti. Onorerò gli impegni in attesa che qualcun altro (Cottone, ndr) onori i suoi nei miei confronti. Perché io, in questa storia, sono vittima non carnefice”.
Per fortuna il marchio “Gigi D’Alessio” è di per sé una garanzia, come dimostra il successo del tour di concerti “Malaterra”(l’incasso dell’ultima tappa il 9 settembre sarà devoluto ad Amatrice). Tuttavia la “Gigi D’Alessio Holding”, cioè l’insieme delle società riconducibili al cantante napoletano, 49 anni, ha debiti superiori al numero dei dischi venduti: 25 milioni contro 20 milioni.
A fronte dei finanziamenti è stato ipotecato praticamente l’intero patrimonio immobiliare di famiglia e pignorata ogni fonte di reddito. Su due mutui Mps, per esempio, uno per la casa in Sardegna e uno per quella di Roma, c’è un piano di rientro delle rate scadute. Unicredit sulla villa di Porto Rotondo ha ottenuto un’ipoteca dopo un’azione giudiziaria così come in garanzia sono finite anche ville, terreni, appartamenti e società. Una massa di denaro in prestito che genera oneri, interessi, rate, cambiali. E ritardi nel far fronte agli impegni, perché sono tanti soldi, anche per chi da oltre vent’anni raccoglie successi. “Sono anni che sto lottando per riemergere da questa situazione”, dice il cantante. Il ritardo nei pagamenti fa scattare la messa in mora fino ad arrivare alle azioni legali.
Da un decreto ingiuntivo con pignoramento presso terzi notificato a Mondadori, Mediaset, Siae, Sony eccetera (tutte fonti di reddito del cantante), si viene a sapere che Valeria Marini aveva agito al tribunale civile di Roma contro D’Alessio per un debito di 200 mila euro, affidando la pratica agli avvocati Antonio Villani e Carlo Malinconico, quest’ultimo ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con il governo Monti. Azione legale durissima.
I 200 mila euro della Marini sono ciò che gli avvocati definiscono un “prestito a titolo grazioso”, cioè tra amici. All’inizio di agosto si sono telefonati, accordati e ora manca solo la firma ai documenti. Nel frattempo «con Unicredit abbiamo definito ogni cosa, una transazione tombale”, garantisce Antonio Albo, avvocato e socio del cantautore. “E con Bpm il 3 agosto ci siamo scambiati una bozza di transazione”. Resta il problema di Unicredit Leasing che tra l’altro ha pignorato tutte le somme dovute a D’Alessio dalla Siae: può essere uno scoglio alla decisione del cantante di trasferire alla startup Soundreef la gestione delle royalty? È una grande, ingarbugliata matassa di debiti e garanzie da cui si esce solo in un modo: cantando, per 15 anni.
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