Rocco Siffredi a Venezia: “Da piccolo avevo il diavolo tra le gambe”

di Emma Zampella

C’è spazio anche per Rocco Siffredi al Festival del cinema di Venezia, dove ha raccontato la sua carriera di porno attore passando dalla sua infanzia di chierichetto.

Un’adolescenza la sua già segnata dal sesso e dalla sua dipendenza da esso: come racconta in ROCCO, evento speciale al Festival di Venezia, firmato dai francesi Thierry Demaiziere e Alban Teurlai, la sua era una vera e propria ossessione tanche che “a 12 anni sono stato anche ricoverato per per abuso di masturbazioni”.

In questo documentario, in sala con la Bim dal 31 ottobre, in cui si mette a nudo, rivela il senso di colpa per il suo lavoro (“quando tornavo a casa, mi vergognavo nel guardare negli occhi mia moglie”) e la sua visione della sessualità futura che sarà totalmente aperta, ovvero pornografia e bisessualità. “Io il Diavolo ce l’avevo tra le gambe già da ragazzino, mentre i miei coetanei seguivano alla radio il calcio – spiega – La mia sessualità era insomma travolgente. E pensare che mia madre voleva farmi diventare prete e mi obbligò a fare il chierichetto”.

Certo aggiunge Siffredi: “E’ più difficile mettere a nudo l’anima che il corpo come ho fatto in questo film. Parlare di sesso è difficile, lo si usa solo quando serve e poi lo si nasconde subito. Comunque se ci sarà chi non vedrà più in me ilsupereroe che immaginava devo dire che me ne frego”. La scelta di mostrare ai suoi fan “non solo le mie parti intime, ma la mia vita normale con moglie e figli credo sia stata giusta. Mi dicevano sempre non avrai mai una famiglia. Invece ho avuto tutto anche più degli altri”. Certo aggiunge: “Avevo molti sensi di colpa. E quando tornavo a casa cercavo negli occhi di mia moglie il suo perdono”.

Poi, spazio a qualche piccola considerazione sul porno di oggi. “E’ cambiato totalmente il porno. Ora siti come You-porn li fanno gli ex hacker. E’ diventata una industria della sessualità in cui si vedono performance da atleta piuttosto che sensazioni. Una volta c’era la storia, c’erano i dialoghi”. La copertina nudo su Le Monde: “Mi ha fatto piacere. E’ un riconoscimento alla mia professionalità. Il fatto che qualcuno si è scandalizzato perché mostravo il sesso non lo capisco. L’unico accessorio che è rimasto tabù ora è solo l’uccello”.

E se, infine, Siffredi non vede nel futuro nessuna Moana Pozzi, come padre sa già che non avrà eredi: “Il più grande Lorenzo, venti anni, è identico alla mamma ed è un gran romantico, un ragazzo integro, la purezza in persona. Il secondo, Leonardo, è più vicino a me, fa parte di quella nuova generazione che ha paura delle donne, neanche lui comunque vuole fare porno e di questo sono contento”

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