Chiesti tre anni, un mese e dieci giorni di carcere per Ignazio Marino, ex sindaco di Roma di area Pd, accusato di peculato e falso nell’inchiesta sulle cene pagate con la carta di credito comunale, e truffa ai danni dell’Inps per la vicenda della onlus Immagine, della quale fu presidente. Le richieste sono arrivate dai pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, che si occupano rispettivamente della prima e della seconda indagine.
Il Comune di Roma, nel processo che si sta svolgendo con rito abbreviato, è parte civile. Sono 56 le cene sospette, tra luglio del 2013 e giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagati con la carta di credito in dotazione all’allora primo cittadino ma consumate, secondo gli inquirenti, “generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell’ente”. I ristoranti preferiti dall’allora sindaco erano a Roma, ma anche in altre città come Milano, Genova, Firenze e Torino.
Marino, scrivono gli inquirenti, avrebbe impartito “disposizioni al personale addetto alla sua segreteria affinché formasse le dichiarazioni giustificative delle spese sostenute per le cene, inserendovi indicazioni non veridiche tese ad accreditare la natura ‘istituzionale’ dell’evento, ed apponendo in calce alle stesse la sua firma”. Stando alle accuse del pm Roberto Felici, Marino avrebbe così indotto il personale della segreteria del Campidoglio a “redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa”.
Il Comune di Roma chiede 600mila euro di danni all’ex sindaco Ignazio Marino per lo scandalo scontrini. La richiesta, di 100mila euro per danno funzionale e 500mila per danno di immagine, è arrivata dagli avvocati del Campidoglio. La sentenza è attesa per la prossima settimana.