Aversa – Il campo da gioco dà, il campo da gioco toglie. E’ quanto accaduto alla squadra di pallavolo femminile Alp Volley che, dopo aver conquistato la serie B2, vincendo sui campi da gioco della penisola, è stata costretta a ritirarsi dal campionato 2016-2017 per la mancanza di un campo da gioco adeguato alle necessità di una squadra che milita nelle serie nazionali che contano e che puntava a vincere il campionato.
“La ragione del ritiro della squadra – spiega Gianni Apicella, presidente dell’Alp Volley – è stata l’impossibilità di utilizzare per gli allenamenti, da effettuare cinque volte alla settimana, la palestra della scuola ‘De Curtis’, alla quale da tempo facciamo riferimento e dall’alto costo del fitto orario fissato dal commissario prefettizio per il palazzetto in 150 euro all’ora contro i 25 euro chiesti prima del commissariamento della città; cifra che, moltiplicata per le tre ore necessarie ogni volta che la squadra dovrebbe allenarsi, porta il totale a 450 euro”.
Una somma notevole per chiunque ma soprattutto per una squadra che ha come unici incassi i proventi della vendita degli spazi pubblicitari presenti nel palazzetto e il finanziamento di privati che pubblicizzano attività commerciali, dal momento che l’ingresso al PalaJacazzi è gratuito nei giorni di partita. Cosicché non c’è incasso e senza incasso diventa davvero difficile far fronte alla spesa chiesta dall’Ente che, pur avendo espresso la volontà di ridurre le tariffe, ancora non si decide a passare dalle parole ai fatti.
“In realtà, ad agosto sembrava che non vi fossero problemi perché – ricorda Apicella – dopo la nostra richiesta ci era stata concessa la palestra per cinque volte alla settimana, ma è stato per una decina di giorni perché, poi, è stato concesso l’uso della stessa palestra per due giorni ad una squadra maschile”.
“Naturalmente – continua – questa modifica ci ha creato problemi di organizzazione degli allenamenti perché tre giorni possono bastare per una squadra che milita nelle serie inferiori ma quando si è in serie B2 bisogna allenarsi in maniera diversa se si punta a fare bella figura e magari a vincere il campionato. Ho rappresentato il problema al sindaco e all’assessore allo sport che si sono impegnati a sistemare la cosa appena fossero stati depositati dalle scuole le disponibilità delle palestre ma non c’è stato alcun cambio. L’Alp Volley doveva continuare con tre giorni settimanali né c’è stata risposta alla richiesta di poter giocare gratuitamente al palazzetto dal momento che senza incasso non ci era possibile pagare un fitto così alto”.
“L’alternativa sarebbe stata usare la palestra della scuola anche per le gare ma – conclude Apicella – avremmo dovuta adeguarla alle norme federali spendendo circa 6 mila euro. Troppi per una squadra la cui gestione costa 100mila euro a campionato e che dopo il no per il palazzetto aveva perso alcuni finanziamenti legati alla pubblicità. Da qui la decisione di rinunciare al campionato comunicata alla federazione”.
Una decisione costata alla società una multa salata superiore ai 5mila euro e una serie di risarcimenti per le società che avevano dato in prestito alcune atlete importanti, capaci di portare ai vertici la squadra anche nel campionato di B2 che prima dell’inizio della prima gara dell’anno osserverà un minuto di silenzio per la “scomparsa” della squadra aversana e di altre società che hanno avuto analoghe esperienze.
Ma l’Alp Volley non si arrenderà perché con la squadra che milita in serie D tenterà di rivincere il campionato per tornare in B2 con la speranza che, nel frattempo, l’amministrazione, dichiaratasi disposta a favorire ogni tipo di attività sportiva, prepari un regolamento che renda possibile l’uso del palazzetto alle squadro sportive cittadine, specialmente a quelle che militano in campionati nazionali portando in giro per l’Italia il nome di Aversa.
Da ricordare che l’Alp Volley con la under 16 è campione provinciale in carica, con la under 14 ha vinto per due volte il titolo provinciale ed ha un vivaio da cui può attingere futuri campioni dando un’alternativa di vita ai giovani di un territorio in cui manca il lavoro e che si porta alla ribalta nazionale solo per fatti di cronaca, al punto da essere conosciuta solo come ‘Terra di Gomorra’ e ‘Terra dei Fuochi’, come se di buono non producesse nulla.