Intascavano oltre 4 milioni di euro l’anno con assegni circolari contraffatti. La polizia ha smantellato una banda di falsari nell’ambito di una operazione coordinata dalla procura di Torino.
Sette le persone arrestate, tutte residenti nel Casertano e nel Napoletano, in collaborazione con la polizia postale, la squadra mobile di Caserta e il commissariato di Aversa, che ha sequestrato un centinaio di assegni, carte d’identità in bianco contraffatte, contanti per migliaia di euro, timbri di uffici pubblici, carte di credito e postepay, dispositivi token bancari e altro materiale.
Genova, Pisa, Livorno, Cuneo, Novara, Firenze e Como, oltre a Torino, le città interessate dall’operazione, ma si sospetta che l’attività della banda fosse ancora più vasta.
Il modus operandi della banda era sempre lo stesso: un basista dipendente di Poste Italiane a Napoli, Massimo Di Martino, 53 anni, procurava assicurate e raccomandata contenenti gli assegni, quindi li consegnava alla mente del gruppo, Carlo Tagliafierro, 43 anni, che produceva i documenti falsi, assegnandoli ai vari membri della banda.
Questi si recavano nelle filiali bancarie sparse nel territorio nazionale, individuate da un complice, Pio Cafarelli, 47 anni, che curava l’organizzazione della trasferta. Una volta in banca, i malviventi aprivano due conti a loro intestati, incassando gli assegni. Ottenuto il denaro, al basista spettava il 10%, il 25 % agli scambisti, il resto al capobanda e all’organizzatore. Le altre persone finite in manette sono Arturo Tangredi, 38 anni; Gilda Legnante, 41 anni; Giovanni Profita, 29 anni; Aniello Masucci, 39 anni.
Per tutti i reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, possesso e fabbricazione di documenti falsi, uso di atti falsi, falsità materiali commesse da privati, e peculato continuato per Di Martino. Dalle perquisizioni sono stati rinvenuti un centinaio di assegni, tutti emessi da società assicuratrici per casi di sinistri stradali, carte d’identità in bianco contraffatte, denaro contante per diverse migliaia di euro, timbri di uffici pubblici utilizzati per le contraffazioni, carte di credito e postepay, oltre a dispositivi token bancari, fotografie di nuovi complici da inserire nei documenti falsi, buste paga e sim telefoniche da fornire alle banche all’atto dell’apertura dei nuovi conti corrente.