Ancora un personaggio impegnato per Elio Germano che, dopo la mirabile interpretazione di Giacomo Leopardi, ritorna al cinema vestendo i panni di Francesco d’Assisi, proponendone un’immagine quasi spiazzante.
La pellicola, al cinema dal 6 ottobre dal titolo “Il sogno di Francesco”, diretto da Renaud Fely e Arnaud Louvet, è infatti un film su un Francesco laico, sognatore e utopista, un ritratto dell’uomo che si distacca da quell’avventura religiosa e collettiva della ricerca della pace e dell’amore universale.
Una produzione cinematografica che si divide tra l’Italia e la Francia e che vede nel cast anche Alba Rohrwacher, nel ruolo di Chiara e Marcello Mazzarella, nel ruolo di Rufino.
Al centro del film c’è la storia di Francesco e dei suoi compagni, della ‘Regola’, cioè la vita che scelgono di condurre i frati, dell’Ordine e della sua strenua battaglia per la pace e l’amore universale. Una storia che ruota intorno al conflitto, quello tra sogno e realtà istituzionale. Nel 1209 Francesco ha subito il rifiuto di papa Innocenzo III di approvare la prima versione della Regola e, tra i compagni della prima ora, l’amico fraterno Elia da Cortona (interpretato da Jeérémie Renier) guida il difficile dialogo tra la confraternita e il Papato: per ottenere il riconoscimento dell’Ordine, Elia cerca di convincere Francesco della necessità di abbandonare l’approccio intransigente, accettando di redigere una nuova Regola. Intorno a Francesco, un gruppo di giovani uomini desidera trasformare la società e si ribellano alle ingiustizie, spinto da una visione. Ma il potere centrale si oppone loro, li obbliga ad una scelta: conformarsi o sparire.
Un personaggio che per Elio Germano sembra esser cucito addosso stando a sentire i registi che erano alla ricerca di un attore vibrante che sapesse mettere in risalto l’aspetto umano di quella personalità, avendo la necessità di puntare “lo sguardo dei frati su di lui e sul percorso della sua esperienza umana e politica”. Francesco uomo quindi più che santo, teso nella ricerca di un nuovo rapporto fraterno tra gli uomini, con lo scambio al centro della sua vita e l’utopia sempre condivisa. “E’ il film più francescano mai fatto su di lui”, ha commentato Germano, “perché non mette al centro Francesco, ed anche lui stesso del resto non voleva passare per santo, e perché racconta l’esperienza degli altri suoi compagni, in precedenza sempre messi in ombra. Rispetto alla tradizione cinematografica, dal mio studio sul personaggio è venuto fuori un uomo che non lotta con i demoni. È, invece, un Francesco risolto che fa del suo esempio personale un modo per comunicare, mettendosi al di sotto delle cose. Per lui i poveri erano un modello da imitare, non da salvare”. E ancora. “Francesco ha tanti fratelli e forse non sa cos’è l’amicizia. Il suo è un percorso di amore universale. I rapporti esclusivisti sono banditi”.