Il primo ministro iracheno, Haidar Al Abadi, ha annunciato l’inizio dell’offensiva per liberare Mosul dallo Stato Islamico. L’operazione coinvolge l’esercito e le forze antiterrorismo irachene, con la milizia alleata dei peshmerga curdi e lemilizie sciite. L’attacco per riconquistare Mosul è il più grande intervento militare in Iraq da quando le truppe statunitensi si sono ritirate nel 2011. Gli Usa sul campo avvertono: “Ci vorrà tempo”.
Nelle ultime ore sulla città sono state lanciate dagli aerei decine di migliaia di volantini con istruzioni agli abitanti su come proteggersi durante i combattimenti. La tv di Stato ha mostrato un breve comunicato scritto, poco dopo la mezzanotte, che ha annunciato l’avvio dell’offensiva, largamente preannunciata per cacciare l’Isis dalla seconda città dell’Iraq. Si tratta della più grande operazione militare in Iraq da quando le truppe americane hanno lasciato il Paese nel 2011.
In una dichiarazione, apparsa sul suo sito, Al Abadi ha promesso che la battaglia per Mosul segnerà una nuova fase, che condurrà alla liberazione di tutti i territori iracheni dal controllo dei militanti dell’Isis entro la fine dell’anno.
Per gli Usa, che ha schierato una parte delle forze speciali, l’offensiva per la liberazione della città irachena non sarà però un’operazione lampo. “Questa operazione per riprendere il controllo della seconda città irachena continuerà probabilmente per settimane, forse più” ha sottolineato in una nota il generale Stephen Townsend, comandante della coalizione a guida Usa che combatte contro il gruppo jihadista.
I combattenti dello Stato islamico stanno impedendo a chiunque di lasciare Mosul. Lo riporta il Guardian, citando testimoni sul posto. Gli jihadisti hanno allestito posti di blocco sulle strade e fatto esplodere le case di quelli che sono già fuggiti, come deterrente alla fuga. Intanto, si sono anche distribuiti nelle zone residenziali per ostacolare i raid aerei di sostegno.
I primi risultati dell’offensiva sono arrivati, a poche ore dall’inizio dell’operazione, dai Peshmerga che hanno strappato all’Isis il controllo di sette villaggi. Gli stessi guerriglieri curdi hanno poi sottolineato, per bocca di Kifah Mahmud Karim, consigliere per i media di Massud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, di non aver intenzione di entrare nella città irachena, lasciando il compito alle sole forze governative di Baghdad per non fomentare tensioni.
Le forze irachene sono state ammassate intorno a Mosul nei giorni scorsi. Mosul, città con più di un milione di abitanti, è caduta sotto il dominio dell’Isis durante un blitz nel giugno 2014 che ha lasciato circa un terzo dell’Iraq nelle mani dello Stato Islamico e ha fatto precipitare il Paese nella sua crisi più dura dai tempi dell’operazione “Iraqi Freedom”, cominciata il 20 marzo 2003 con l’attacco della coalizione guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna per liberare l’Iraq dal regime di Saddam Hussein.
Dopo aver conquistato Mosul, il leader dell’Isis Abu Bakr Al Baghdadi era entrato in città e aveva instaurato un califfato islamico che ad un certo punto copriva quasi un terzo dell’Iraq e della Siria. Ma fin dagli ultimi mesi dello scorso anno, i militanti dello Stato Islamico hanno perso battaglie in Iraq e le aree controllate nel Paese si sono ristrette a Mosul e ad alcune piccole città nel nord e nell’ovest.