Scandalo Saguto, sequestrati beni al giudice antimafia

di Redazione

La Procura di Caltanissetta ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di ingenti somme di denaro, beni immobili e quote societarie costituenti prezzo, profitto e prodotto di delitti di corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata e riciclaggio a carico del giudice Silvana Saguto (l’ex presidente della sezione Misura di prevenzione del capoluogo siciliano, avrebbe gestito in maniera allegra i beni sottratti alla mafia), dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, Carmelo Provenzano, Maria Ingrao, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga e Luca Nivarra.

Il provvedimento è stato disposto in via d’urgenza per il pericolo concreto ed attuale di dispersione dei patrimoni illecitamente accumulati.

Le indagini sono state avviate a seguito della trasmissione dalla Procura di Palermo, del procedimento iscritto a carico di Walter Virga, amministratore giudiziario nella procedura 34/2014 RMP Rappa, e di suoi collaboratori e coadiutori. Tale procedimento, a sua volta, era scaturito dalle risultanze di intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Caltanissetta che aveva, poi, trasmesso gli atti per competenza territoriale alla Procura di Palermo.

Le attività di intercettazione, successivamente disposte sulle utenze delle persone sottoposte ad indagini e nei locali della Nuova Sport Car spa, società facente parte del compendio in sequestro, consentivano di delineare potenziali profili di responsabilità a carico di Silvana Saguto e di Tommaso Virga (quest’ultimo padre di Walter), tali da giustificare la trasmissione degli atti nuovamente a Caltanissetta, trattandosi di magistrati in servizio nel Distretto di Palermo.

La Guardia di Finanza estendeva l’attività di intercettazione, tra le altre, anche alle utenze in uso a Silvana Saguto, a suo marito Lorenzo Caramma, a Tommaso Virga, all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara e a Carmelo Provenzano, ricercatore universitario presso l’Università Kore di Enna.

Le attività di ascolto più proficue riguardavano, tuttavia, i locali dello studio legale Pro.de.a di Walter Virga e, soprattutto, l’ufficio di Silvana Saguto presso il Tribunale di Palermo. In particolare, all’interno dell’ufficio di Saguto venivano registrate conversazioni decisive per individuare gli atti antidoverosi compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, nel contesto di due rapporti corruttivi, rispettivamente con Gaetano Cappellano Seminara e con Carmelo Provenzano.

Sul terreno fertile dei rapporti corruttivi si sviluppavano due vincoli associativi finalizzati alla commissione indeterminata di delitti di corruzione, di peculato, di falso materiale e ideologico, abuso d’ufficio e truffa aggravata, rispettivamente a carico di: Silvana Saguto, Gaetano Cappellano Seminara e Lorenzo Caramma; e di Silvana Saguto, Carmelo Provenzano, Roberto Nicola Santangelo e Lorenzo Caramma.

Come efficacemente descritto da un amministratore giudiziario – persona offesa del delitto di concussione – Silvana Saguto “intratteneva rapporti esclusivi con le persone che le interessavano”, secondo un modulo “a margherita, ossia senza vi fosse alcuna interferenza tra i rapporti che facevano capo a lei”, rapporti che la vedevano al centro, e da cui si dipartivano “petali” e “raggi”, non comunicanti tra loro, rappresentati da professionisti, amministratori giudiziari, colleghi, cancellieri, ufficiali di polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario e giornalisti, dai quali la stessa traeva vantaggi e utilità di varia natura. Questo spiega l’autonomia dei due rapporti corruttivi e dei due vincoli associativi.

Gli associati, sfruttando le qualifiche soggettive e i ruoli ricoperti nell’ambito di procedure di prevenzione, e facendo perno sul sistema della gestione dei patrimoni in sequestro e sul procedimento di liquidazione dei compensi per le attività di amministrazione giudiziaria, erano riusciti a strutturare l’attività della Sezione Misure di prevenzione e la gestione dei patrimoni in sequestro secondo modelli organizzativi criminosi, e a creare un sistema di arricchimento illecito improntato a criteri familistici e clientelari.

Al di fuori della dinamica corruttiva e dei vincoli associativi, sono stati ricostruiti gravi indizi di colpevolezza dei delitti di abuso d’ufficio aggravato a carico di Silvana Saguto e Tommaso Virga in relazione alla nomina di Walter Virga ad amministratore giudiziario della procedura 113/2013 RMP Giardina, e di abuso d’ufficio aggravato a carico di Silvana Saguto, Tommaso Virga e di altro magistrato in relazione alla nomina di Walter Virga ad amministratore giudiziario della procedura 34/2014 RMP Rappa.

Inoltre, sebbene non con la stessa portata diffusiva, la sistematicità e la marcata connotazione all’asservimento della funzione all’utilità privata delle condotte delittuose emerse a carico della Saguto, sono stati riscontrati gravi indizi di colpevolezza di fattispecie penalmente rilevanti anche a carico di altri indagati.

In perfetta sinergia con personale in servizio al Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, sono stati redatti oltre centotrenta verbali di assunzioni di informazioni da persone informate sui fatti; sono state compiute decine di mirate acquisizioni documentali, presso diversi Uffici giudiziari siciliani, presso le Università di Palermo e di Enna, presso la Prefettura di Palermo e il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia; sono stati analizzati gli atti di oltre cinquanta procedure di prevenzione, spesso con i relativi provvedimenti di liquidazione, secondo un andamento spiraliforme e un metodo di riscontri progressivi tra esiti delle attività di intercettazione, analisi della documentazione acquisita ed esame delle persone informate sui fatti che ha consentito di contestare, allo stato, settantanove capi di imputazione a carico di venti persone sottoposte ad indagini, di tessere strettamente insieme gli elementi raccolti, di farli dialogare con ordine, di dare corpo al “sistema”, delimitando saldamente un orizzonte per la chiusura di questa prima fase delle indagini.

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