Siria, passa la linea italiana: niente sanzioni alla Russia

di Redazione

La possibilità di “misure restrittive a persone o entità” russe, in merito alla crisi siriana, sparisce dal testo di conclusioni del vertice dei leader Ue. “Non ha senso parlare di sanzioni alla Russia” in un momento in cui “tutti concordiamo che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria”, ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lasciando la sede del Consiglio Europeo.

A bloccare la formula delle sanzioni, secondo fonti europee, sarebbe stato proprio il premier italiano, durante la cena a porte chiuse. Renzi ha chiesto che si tornasse alla formula emersa dalla riunione dei ministri degli Esteri di lunedì in cui si specificava che le misure restrittive sarebbero state applicate ai “siriani”.

La bozza di testo arrivata giovedì sul tavolo invece, era stata modificata negli ultimi giorni, su richiesta di Francia, Germania e Gran Bretagna. Qui il riferimento “siriani” era scomparso, lasciando spazio ad una formulazione più ambigua, che apriva la strada a misure anche per persone o entità russe. Nel documento finale, il linguaggio si è ammorbidito, trasformandosi in una “valutazione di tutte le opzioni disponibili”.

A fare asse col premier è stato l’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, costruendo la soluzione poi accettata da tutti, compresi Francoise Hollande, Angela Merkel e Theresa May, arrivati al summit col piede premuto sull’acceleratore per la linea delle sanzioni a Mosca. A non voler sentire parlare di sanzioni, secondo altre fonti, anche Spagna, Grecia, Austria e Cipro.

Il segnale politico comunque resta. I leader europei “condannano gli attacchi del regime siriano e dei suoi alleati, in particolare la Russia, contro i civili ad Aleppo”, sollecitano “un’immediata cessazione delle ostilità e la ripresa di un processo politico credibile sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Mogherini è stata incaricata di andare avanti col lavoro per portare gli aiuti umanitari in Siria e continuare sulla strada della diplomazia.

La linea dura, quindi, non è passata. Il capo dell’Eliseo era arrivato a Bruxelles per “convincere i colleghi a fare tutta la pressione possibile”. La cancelliera tedesca aveva esortato ad assumere “una posizione” perché “parlare non basta”. Il cessate il fuoco “deve essere duraturo” e la situazione ad Aleppo “è inumana”. “E’ vitale che si lavori assieme per continuare a mettere pressione sulla Russia”, aveva avvertito la premier britannica. Lo stesso Tusk aveva esortato “a tenere aperte tutte le opzioni incluse le sanzioni se continuano i crimini in Siria, ad Aleppo”.

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